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"FINALE DI PARTITA. TRAMONTO DI UNA REPUBBLICA"

di Marco Pezzoni. Pubblicato appena prima delle elezioni politiche italiane del 2013, il libro di Gianfranco Pasquino sembra già nel titolo una consapevole premonizione : " Finale di partita. Tramonto di una Repubblica" . Quella che tramonta è in realtà una Seconda Repubblica mai nata. Quello che ci aspetta è un tempo difficile tra inadeguatezza dei partiti, venti gelidi dell'antipolitica, tentazioni di inventarci nuove improbabili scorciatoie. Eppure in altri Paesi europei la democrazia dell'alternanza funziona...
 "FINALE DI PARTITA. TRAMONTO DI UNA REPUBBLICA"

Gianfranco Pasquino

Analisi impietosa sulla situazione italiana. E giudizi sferzanti, quelli di Gianfranco Pasquino, alla presentazione del suo nuovo libro " Finale di Partita. Tramonto di una Repubblica".

Per Pasquino, presidente della Società italiana di scienza politica, la " Seconda Repubblica" non è mai davvero nata e gli ultimi vent’anni sono stati un fallimento. Le ragioni? " Classi dirigenti chiuse e inamovibili oppure improvvisate. Partiti inadeguati e incapaci di affrontare la crisi.Un federalismo illusorio e pasticcione che non ha rafforzato le autonomie locali…anzi! Un Parlamento che non ha voluto accogliere i saggi inviti del Presidente Napolitano a cancellare il Porcellum e non ha saputo dotare l’Italia di una Legge elettorale in grado di far vivere la democrazia dell’alternanza, come in Francia, Germania e Gran Bretagna. "

Il libro è una raccolta di articoli che va dal 2009 fino all’inizio del 2013, ma non c’è dubbio che ogni articolo rifletta una visione sistemica dell’assetto politico-istituzionale italiano e che la lettura critica di ogni singolo avvenimento è condotta da Pasquino con l’intelligenza di chi ha una bussola per orientarsi e per orientare le scelte del nostro Paese.

Per Pasquino " Le Repubbliche vengono costituite dalle Costituzioni e le Costituzioni sono le regole fondamentali di una società. Solo se le Costituzioni cambiano, come è avvenuto in Francia, si può legittimamente parlare di passaggio da una Repubblica ad un’altra. Non così in Italia : la Seconda Repubblica è stata una invenzione giornalistica, neppure tanto originale. Il trauma vero degli anni 1992-1994, gli anni di Tangentopoli, è stato invece il crollo dei partiti : un buco che non è stato riempito in modo credibile e adeguato dalle nuove formazioni politiche che li hanno sostituiti. Anche lo stravolgimento della Costituzione italiana, operato maldestramente dal Centro-destra di Berlusconi, con il tentativo di cambiare ben 56 articoli su 138, è fallito grazie ad un Referendum che lo ha bocciato. Il fatto è che la Costituzione italiana si è dimostrata uno strumento elastico e flessibile, capace di adattarsi ai tempi e alle nuove situazioni. Compatibile con diverse tipologie di Leggi elettorali. In grado, se esiste un largo consenso, di essere riformata nella seconda parte, quella dell’organizzazione dello Stato, senza stravolgerne la prima, quella dei principi".

" Certo, l’inadeguatezza degli attori politici italiani ci porta a dire che la prospettiva di una presunta Seconda Repubblica è tramontata ma, dopo le recenti elezioni politiche, è ancora più difficile intravedere i costruttori di una Repubblica migliore ."

Il mancato decollo del neo-centrismo di Monti non ha però rilanciato il bipolarismo centrodestra contro centrosinistra. Il voto politico, ben analizzato da Ilvo Diamanti, ci consegna un ‘Italia tripolare, con nessuna delle tre polarità compatibile con un’altra. Il formidabile successo elettorale del Movimento 5 Stelle – nessun soggetto in Europa alle prime elezioni politiche ha mai raggiunto quota 25% - ha drenato voti sia a destra, fermando la rimonta di Berlusconi, sia a sinistra di fatto impedendo al PD di vincere le elezioni.

Secondo Pasquino " il movimento di Grillo ha una notevole omogeneità di consenso in ogni regione italiana. Mentre il Partito Democratico, il partito meglio strutturato in Italia, continua ad avere forti diversità di radicamento da regione a regione, fino a far nutrire qualche dubbio sulla dimensione pienamente nazionale della sua capacità di rappresentanza" .

In un articolo del 30 aprile 2012, riportato in questo libro dalla pagina 132 alla pagina 135, l’autore richiamava invano l’attenzione sul fenomeno Grillo, definendolo " l’unico vero imprenditore politico, nel senso che Max Weber e Joseph Schumpeter davano al termine. Ha creato un prodotto e va a propagandarlo e venderlo sulle piazze d’Italia." E ancora " Appare ozioso discutere se Grillo sia un esponente dell’antipolitica oppure un demagogo, un capopopolo. Infatti, possiede e sfrutta entrambe le caratteristiche. Non serve neppure sostenere che è la cattiva politica dei partiti e dei loro dirigenti ad avergli spalancato enormi finestre di opportunità. Semmai, sarebbe molto più saggio che quei partiti aperturisti e i loro saccenti intellettuali di riferimento spiegassero come si chiudono quelle finestre. Supponendo che la loro cattiva politica porti tutte le responsabilità dell’impennata dell’antipolitica, procedano quei partiti a dimostrare di quali riforme sono capaci e di quali antidoti sanno fare uso, immediato. "

In realtà per Pasquino " la stessa società italiana non è esente da colpe, attraversata com’è da tempi lontani da scarso senso delle Istituzioni, dal familismo, dalla corruzione, dall’antipolitica : un fiume carsico che periodicamente riemerge ".

La rottura oggi del quadro politico può essere occasione di vero cambiamento ? " No, se Grillo e il suo movimento insistono contro l’euro e contro il sistema dei partiti, perché l’Italia può salvarsi solo con l’Europa, e le moderne democrazie hanno bisogno dei partiti, sia pure rinnovati. Sì, se finalmente si riforma la politica con efficaci misure anticorruzione e si riforma la Costituzione con la riduzione del numero dei parlamentari, con la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni e delle autonomie locali, con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica adottando il modello francese del semipresidenzialismo. Serve soprattutto una nuova Legge elettorale: quella tedesca se si preferisce il modello proporzionale e il cancellierato come forma di Governo. Quella francese a doppio turno, con collegi uninominali, se si vuole un modello maggioritario capace di conciliare l’esigenza delle alleanze con quella fondamentale dell’alternanza."

Insomma per il politologo Pasquino Legge elettorale e forma di Governo sono parti logiche e coerenti di uno stesso sistema. In Europa, di modelli validi ce ne sono almeno due: quello francese e quello tedesco. Ricostruire un sistema istituzionale squilibrato come quello italiano, significa decidere senza più rinvii quale dei due modelli adottare. Senza più furbizie irresponsabili e fantasie fuorvianti. E prima di tornare a votare.

 

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