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I 10 PUNTI DEL MANIFESTO DEI PROGRESSISTI EUROPEI PER UN'ALTERNATIVA SOCIALISTA

Secco, aspro nel linguaggio, con una radicalità antica o forse modernissima, il Manifesto per un'alternativa socialista europea non sembra uscito da un lungo lavoro di mediazione tra le varie anime delle forze di centrosinistra europee, ma dall'urgenza di proporre un'alternativa ad una crisi sempre più grave del progetto politico europeo. Con l'ovvio ricorso alla scuola di pensiero del filone più consolidato, che è quello del socialismo europeo. Con la novità della critica ai propri ritardi sulle questioni ambientali e climatiche. Con una critica ai riformismi deboli e subalterni del passato verso la globalizzazione e un atto d'accusa frontale allo strapotere della Finanza mondiale. In 10 punti le proposte principali del Manifesto, presentato il 28 marzo 2012 a Bruxelles. Di seguito il testo integrale tradotto in italiano.
I 10 PUNTI DEL MANIFESTO DEI PROGRESSISTI EUROPEI PER UN'ALTERNATIVA SOCIALISTA

Europeismo e socialismo insieme?

I cittadini europei possono ora vedere da soli le conseguenze di una destra al potere in quasi tutti gli stati membri e, conseguentemente, capace di dettare legge a Bruxelles. La gestione della destra della gravissima crisi debitoria durante gli ultimi due anni è stata una triste saga di cattiva amministrazione politica e di analfabetismo economico. I cittadini europei pagheranno ora con livelli di disoccupazione da anni ’30 il prezzo degli illusori rimedi economici stile anni ’20 che i conservatori hanno imposto. 

Il modello che stanno presentando è per una Unione Europea di Austerità che abbasserà il tenore di vita di quasi tutti, acuirà le diseguaglianze, distruggerà le fondamenta dello stato sociale – che è il contributo specifico dell’Europa allo sviluppo dell’umanità – e lentamente cederà l’arbitrio politico ad autorità non elette, in un vano tentativo di tranquillizzare il mercato. Noi sottoscritti, da lungo tempo membri dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti, crediamo che i cittadini d’Europa meritino di più delle prospettive inquietanti promesse dai conservatori al potere e dei risultati catastrofici che hanno ottenuto. Ma il rinnovamento della sinistra democratica in Europa può essere ottenuto soltanto tramite un ampio e vigoroso dibattito che coinvolga non soltanto gli eletti dei nostri partiti ma tutti i nostri membri e un più vasto pubblico. A questo scopo proponiamo in questo documento alcune idee progressiste per una riforma socialista che potrebbe costituire la base per un nuovo appello ai cittadini europei. La storia ha accelerato negli ultimi anni. I socialisti europei sono rimasti indietro. Spesso incapaci di dare voce alla rabbia pubblica contro "l’alta" finanza, reticenti a cooperare con gli altri socialisti al potere in altri stati membri dell’EU, passivi nei forum internazionali sul commercio o sui cambiamenti climatici, i partiti socialdemocratico e laburista in molti paesi hanno visto la loro popolarità sprofondare ai minimi storici. A peggiorare ancora le cose, il malcontento generato dalle attuali politiche dell’UE e dei suoi governi è stato sfruttato politicamente, non dalle sinistre ma dai populisti xenofobi, dai nazionalisti e dall’estrema destra.

La nostra convinzione è che questa crisi dovrebbe riscattare la sinistra e punire energicamente il fallimento della destra che l'ha mal gestita e non ha dato all’Europa una strada da seguire. Tutto ciò sarà credibile solamente se la sinistra sarà in grado di fornire una serie coerente di proposte alternative per rispondere alla crisi. Per essere credibile la sinistra ha bisogno di un’esposizione chiara della crisi attuale, di un insieme di principi condivisi per azione futura, e di un programma che vada al cuore della crisi. L’analisi è limpida. Le economie europee come tutte le altre sono state demolite dall’irresponsabilità quasi criminale del settore finanziario globale.

 Ma l’Europa si confrontava già con un declino a lungo termine. Ciò in parte è dovuto a un riequilibrio già da tempo dovuto delle quote di ricchezza globale fra l’Occidente e le economie emergenti dell’Oriente e del Sud. Ma, nel corso di questo processo, abbiamo permesso alla globalizzazione di aumentare gli squilibri nelle quote di ricchezza all’interno di tutti i paesi. Senza mai mettere in questione le regole del gioco, abbiamo permesso che penalizzasse tutti i paesi con sistemi di welfare avanzati, abbassando il tenore di vita, aumentando le diseguaglianze, incrementando la parte di reddito nazionale destinata ai profitti delle imprese a spese dei salari in economie di mercato socialmente avanzate. La povertà sta di nuovo aumentando. Questo fenomeno che già era in corso in Europa sta ora accelerando. La voce dell’Europa nei forum internazionali come il G20, le conferenze sul commercio e sui cambiamenti climatici è spesso troppo debole al punto di essere inaudibile a causa di divisioni interne ed alla mancanza di una strategia alternativa chiara. I principi dell’azione socialista in Europa dovrebbero ugualmente essere chiari. Un’azione collettiva in Europa è semplicemente indispensabile. Chiunque creda che possiamo proteggere il tenore di vita e mantenere servizi di welfare tornando indietro al modello degli stati nazione del diciottesimo secolo, rimpatriando le competenze da Bruxelles alle capitali nazionali, minando le istituzioni comunitarie sta, volente o nolente, promuovendo la sottomissione delle nostre nazioni alle superpotenze, passate e future, ed alla dittatura del mercato. La risposta europea alla crisi è stata vacillante ed insufficiente, ma le soluzioni nazionali, anche se vigorosamente perseguite, sarebbero irrilevanti nel mondo globalizzato in cui ora viviamo. Una risposta socialista alla crisi deve pertanto essere europea. Non si tratta semplicemente di un mantra "più Europa" ma precisamente di dare all’Europa i mezzi per proteggere gli interessi ed il benessere dei cittadini europei. Deve essere una risposta concordata, condivisa, unitaria e sovranazionale per assicurare che la voce indipendente dell’Europa sia autorevole, forte e chiara nei G20, nel ciclo di Doha, nelle negoziazioni sui cambiamenti climatici ed alle Nazioni Unite. L’Unione Europea ha ora la sua propria voce nel sistema delle Nazioni Unite: essa deve mostrare il coraggio e la volontà di utilizzarla per perseguire i nostri interessi obiettivi ed i nostri valori, facendo causa comune con tutti i governi e le organizzazioni regionali di tutto il mondo che li condividono. Il suo approccio economico dovrebbe essere coerente e basato su tre elementi; responsabilità condivisa, crescita ed eguaglianza. Non c’è niente di socialista nello spreco della spesa pubblica e nell’accumulo del debito. Poiché noi crediamo nella spesa pubblica, abbiamo il dovere di assicurarci che il suo utilizzo sia efficace. Progetti stravaganti, lo stile di vita eccessivo di certe istituzioni pubbliche, la ridondanza riguardante la molteplicità dei programmi nazionali ed europei che hanno vita propria senza alcun controllo sull’efficacia, dovrebbero essere ridotti o eliminati. Ma una gestione rigorosa del budget si può ottenere equilibrando la spesa pubblica con un sistema fiscale equo, basato sul principio della "capacità contributiva", con il settore privato che paga la sua parte dell’onere ed una lotta totale all’evasione fiscale così diffusa in tutta l’Unione; abbandonando le riduzioni d’imposta per i più ricchi, eliminando la manna dei bonus nel settore finanziario mediante specifiche tasse punitive ed attaccando vigorosamente i paradisi fiscali.

 Il rigore senza la crescita condannerà gli Europei a un decennio perduto di declino e recessione. La crescita implica un’azione nazionale ed Europea avente come motore il budget dell’EU ed i suoi strumenti finanziari. La Sinistra al potere a livello europeo ha fatto progressi nell’affrontare discriminazioni di ogni tipo. La difesa e l’estensione delle eguaglianze – e l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in ogni parte dell’unione – deve essere nel cuore di un programma socialista europeo. Ma l’eguaglianza economica è un concetto quasi scomparso dal lessico socialista nelle ultime decadi pur essendo il fulcro di qualunque nozione di giustizia sociale. Adesso è indispensabile per la ripresa dell’Europa. Se i cittadini credono che il peso della crisi cada ingiustamente su di loro, se sono obbligati a fare i conti con tagli reali nelle buste paghe ed assistere ad un ritorno ai livelli di povertà degli anni ’80, mentre la protezione sociale ed i finanziamenti delle politiche pubbliche vengono tagliati, mentre gli scandali della cultura dei bonus, la crescita smisurata degli stipendi più alti e le volgari esibizioni di spese stravaganti da parte dei  super-ricchi continuano inesorabilmente, qualunque sforzo collettivo per raddrizzare il nostro declino economico sarà minato, l’efficienza economica sarà messa in discussione e la fede nella democrazia sarà indebolita. Sulla base di questo approccio comune, e della riasserzione delle nostre tradizionali convinzioni socialiste, la Sinistra deve adesso sviluppare una piattaforma comune per il futuro.

Questa dovrà avere i seguenti dieci elementi:

 1) Una politica economica per l’Unione che collochi gli obiettivi economici e sociali stabiliti nel trattato (crescita, pieno impiego, inclusione sociale) al cuore del processo di decisione politica con altrettanto vigore e forza organizzativa di quella accordata all’obiettivo della disciplina di bilancio; inoltre un’attualizzazione degli obiettivi sociali dell’Unione, improrogabile per arrivare a sradicare la povertà e a rafforzare il dialogo sociale; a questo scopo, un insieme di diritti e di obiettivi sociali fondamentali deve essere fermamente incluso nel Trattato, con gli stessi strumenti di sorveglianza e di messa in opera che esistono per garantire le libertà economiche;

 2) Sostenibilità per la moneta unica; il mandato della BCE deve evolversi nel riconoscere il suo diritto di comprare bonds governativi quando la valuta è sotto attacco, con una responsabilità realmente condivisa per la governance economica; se la Banca Centrale Europea non è autorizzata ad agire per salvare la valuta che si suppone debba gestire, a che cosa serve?

 3) Riforma del bilancio; gli aumenti del budget europeo devono servire principalmente per promuovere le tecnologie innovative, per finanziare investimenti sociali, di infrastrutture e di sviluppo sostenibile; il Budget deve essere gestito in stretta collaborazione con la Banca Europea d’Investimento;

 4) Riforma dei redditi; le risorse proprie dell’UE possono essere incrementate da tasse sull’energia; gli Stati Membri dovranno vedersi accordare più margine di manovra per ridurre l’IVA, per stimolare i consumi interni e per sopprimere le fiscalità regressive;

 5) Una tassa sulle transazioni finanziarie per stimolare incentivi sull’impiego nell’industria e nei servizi per le PMI, per incoraggiare la ricerca e lo sviluppo, e per finanziare obiettivi pubblici globali come la lotta contro il cambiamento climatico e a sostegno dello sviluppo;

 6) Investimenti Europei tramite Project Bonds, emessi dall’Unione e garantiti dalla BCE, allo scopo di realizzare l’enorme potenziale della nuova economia verde; Per un’Alternativa Socialista Europea l’accelerazione dei nuovi progetti d’infrastrutture tramite regole più flessibili per creare impieghi più rapidamente e ridurre la dipendenza eccessiva dai combustibili fossili e dal nucleare, insieme ad una Comunità per l’Energia con reciproco sostegno garantito in caso di minacce alle scorte di energia da parte di paesi terzi;

 7) Una base più giusta per il commercio internazionale; i negoziatori dell’UE dovranno ottenere un nuovo mandato per combattere il dumping sociale ed ambientale; si dovranno prelevare tasse sulle importazioni da paesi terzi che non rispettano le norme ambientali europee;

 8 ) Un supporto più forte ai nostri vicini, per affrontare l’inaccettabile e insostenibile ineguaglianza fra l’UE ed i suoi vicini del Sud e dell’Est, tramite reali concessioni nel commercio e nella mobilità, e ricompensando quelli che hanno combattuto così coraggiosamente per la loro libertà democratica nel Mondo Arabo. L’Europa non deve mai più chiudere gli occhi davanti a dittature autoritarie, nepotistiche, a vita, nel nome di qualche fuorviata realpolitik;

 9) Una più robusta ed unita presenza sulla scena internazionale, utilizzando il nostro potere politico ed economico collettivo per promuovere i nostri valori ed interessi oltre i nostri confini, e facendo la nostra parte nel portare a termine il conflitto nel Medio Oriente;

 10) Un rafforzamento della democrazia europea, quali che siano le nuove regole di governance economica, la responsabilità parlamentare deve essere in primo piano; gli stati membri devono rispettare pienamente il Trattato nominando il presidente della Commissione in accordo con il risultato delle elezioni europee; i voti parlamentari sui singoli Commissari e su una loro eventuale revoca dovranno essere vincolanti; i partiti socialisti dovranno coinvolgere membri e supporters in tutti gli aspetti delle decisioni politiche europee, nel programma, e nella nomina dei candidati per i vertici dell’UE; un’azione europea per rafforzare la libertà di stampa smontando i monopoli mediatici e limitando la proprietà dei media da parte di stati non europei.

 È in gioco la sopravvivenza a lungo termine dell’integrazione europea. Questo è molto di più che un sostegno alla moneta unica. Solamente un nuovo approccio da parte dei socialisti democratici che riaffermi con forza i nostri valori e che abbia il coraggio di proporre soluzioni europee può infondere nel progetto europeo l’energia per sostenere quelli che dovrebbero essere i punti fermi – la solidarietà, l’efficienza economica e la vitalità democratica.

 

FIRMATARI: Panagiotis Beglitis, ancien Ministre de la Défense, Député, Porte-Parole du PASOK (PASOK, Grèce); Josep Borrell Fontelles, Président de l’Institut Universitaire européen, ancien Président du Parlement européen (PSC/PSOE, Espagne); Victor Bostinaru, Député européen (PSD, Roumanie); Udo Bullmann, Député européen (SPD, Allemagne); Sergio Cofferati, Député européen (PD, Italie); Véronique de Keyser, Députée européenne (PS, Belgique); Proinsias de Rossa, ancien Ministre des Affaires sociales (Labour, Irlande); Harlem Désir, Député européen, secrétaire national du Parti Socialiste (PS, France); Leonardo Domenici, Député européen (PD, Italie); Glyn Ford, ancien Député européen (Labour, Royaume-Uni); Evelyne Gebhardt, Députée européenne (SPD, Allemagne); Ana Gomes, Députée européenne (PS, Portugal); Enrique Guerrero Salom, Député européen (PSOE, Espagne); Elisabeth Guigou, Députée (PS, France); Zita Gurmai, Députée européenne, Présidente du PSE Femmes (MSZP, Hongrie); Jo Leinen, Député européen (SPD, Allemagne); David Martin, Député européen (Labour, Royaume-Uni); Marianne Mikko, Députée au Parlement d’Estonie (SDE, Estonie); John Monks, Député à la Chambre des Lords, ancien Secrétaire Général de la CES (Labour, Royaume-Uni); Leire Pajin Iraola, Députée au Congrès espagnol (PSOE, Espagne); Gianni Pittella, Vice-Président du Parlement européen (PD, Italie); Sir Julian Priestley, ancien Secrétaire Général du Parlement européen (Labour, Royaume-Uni); Libor Roucek, Député européen (CSSD, République Tchèque); Hannes Swoboda, Député européen, Président du Groupe S&D au Parlement européen (SPÖ, Autriche); Kathleen Van Brempt, Députée européenne (SPA, Belgique); Kristian Vigenin, Député européen (BSP, Bulgarie); Henri Weber, Député européen (PS, France). LISTA AGGIORNATA DEI FIRMATARI (AL 28/02/2012) Kader Arif, Député européen (PS, France); Maria Badia i Cutchet, Député européen (PSC, Espagne); Claude Bartolone, Député (PS, France); Panagiotis Beglitis, ancien Ministre de la Défense, Député, porte-parole du PASOK (PASOK, Grèce); Pervenche Berès, Députée européenne (PS, France); Alain Bergounioux, Président de l’OURS (PS, France); Thijs Berman, Député européen (PVDA, Pays-Bas); Felice Besostri, ancien sénateur (PSI, Italie); Jean-Louis Bianco, Député (PS, France); Patrick Bloche, Député (PS, France); 7 Per un’Alternativa Socialista Europea Josep Borrell Fontelles, Président de l’Institut Universitaire Européen, ancien Président du Parlement européen (PSC/PSOE, Espagne); Victor Bostinaru, Député européen (PSD, Roumanie); Udo Bullmann, Député européen (SPD, Allemagne); Philippe Busquin, ancien Député européen, ancien Commissaire européen (PS, Belgique); Nessa Childers, Députée européenne (Labour, Irlande); Sergio Cofferati, Député européen (PD, Italie); Anna Colombo, Secrétaire générale du Groupe S&D (PD, Italie); Jean-Pierre Cot, ancien Président du Groupe PSE au Parlement européen (PS, France); Andrea Cozzolino, Député européen (PD, Italie); Véronique de Keyser, Députée européenne (PS, Belgique); Proinsias de Rossa, ancien Ministre des Affaires sociales (Labour, Irlande); Frédéric Daerden, Député européen (PS, Belgique); Harlem Désir, Député européen, Secrétaire national du PS (PS, France); Michel Destot, Député (PS, France); Leonardo Domenici, Député européen (PD, Italie); Raymonde Dury, ancienne Députée européenne (PS, Belgique); Saïd El Khadraoui, Député européen (Belgique, SPA); Tanja Fajon, Députée européenne (SD, Slovénie); Pietro Folena (PD, Italie); Glyn Ford, ancien Député européen (Labour, Royaume Uni); 8 Per un’Alternativa Socialista Europea Vicente Garcés Ramón, Député européen (PSOE, Espagne); Evelyne Gebhardt, Députée européenne (SPD, Allemagne); Jean-Patrick Gille, Député (PS, France); Estelle Grelier, Députée européenne (PS, France); Ana Gomes, Députée européenne (PS, Portugal); Robert Goebbels, Député européen (LSAP, Luxembourg); Enrique Guerrero Salom, Député européen (PSOE, Espagne); Elisabeth Guigou, Députée (PS, France); Sylvie Guillaume, Députée européenne (PS, France); Zita Gurmai, Députée européenne, Présidente du PSE Femmes (MSZP, Hongrie); Alain Hutchinson, Membre du Parlement bruxellois (PS, Belgique); Miquel Iceta, Membre du Parlement de Catalogne (PSC/PSOE, Espagne); Bernd Lange, Député européen (SPD, Allemagne); Nicola Latorre, Sénateur (PD, Italie); Marylise Lebranchu, Députée (PS, France); Jörg Leichtfried, Député européen (SPÖ, Autriche); Jo Leinen, Député européen (SPD, Allemagne); Pia Locatelli, Présidente de l’Internationale Socialiste des Femmes (PSI, Italie); David Martin, Député européen (Labour, Royaume Uni); Marianne Mikko, Députée (SDE, Estonie); John Monks, Député à la Chambre des Lords, ancien Secrétaire général de la CES (Labour, Royaume Uni); 9 Per un’Alternativa Socialista Europea Pierre Moscovici, Député (PS, France); Pierre-Alain Muet, Député (PS, France); Raimon Obiols i Germa, Député européen (PSOE, Espagne); Leire Pajin Iraola, Députée (PSOE, Espagne); Gilles Pargneaux, Député européen (PS, France); Christian Paul, Député (PS, France); Vincent Peillon, Député européen (PS, France); Andres Perello Rodriguez, Député européen (PSOE, Espagne); Gianni Pittella, Vice-Président du Parlement européen (PD, Italie); Sir Julian Priestley, ancien Secrétaire général du Parlement européen (Labour, Royaume Uni); Derek Reed, Secrétaire général adjoint du Groupe S&D (Labour, Royaume Uni); Libor Roucek, Député européen (CSSD, République Tchèque); Angelica Schwall-Düren, Ministre des Affaires fédérales de Nordrhein-Westphalie (SPD, Allemagne); Birgit Sippel, Députée européenne (SPD, Allemagne); Hannes Swoboda, Président du Groupe S&D au Parlement européen (SPÖ, Autriche); Marc Tarabella, Député européen (PS, Belgique); Pascal Terrasse, Député (PS, France); Patrice Tirolien, Député européen (PS, France); Catherine Trautmann, Députée européenne (PS, France); Daniel Vaillant, Député (PS, France); 10 Per un’Alternativa Socialista Europea Kathleen Van Brempt, Députée européenne (SPA, Belgique); Bernadette Vergnaud, Députée européenne (PS, France); Alain Vidalies, Député (PS, France); Kristian Vigenin, Député européen (BSP, Bulgarie); Henri Weber, Député européen (PS, France); Barbara Weiler, Députée européenne (SPD, Allemagne)

 

da http://europeansocialistalternative.blogspot.com/

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