I DUE VOLTI DEMOCRATICI DELLA POLITICA ESTERA AMERICANA
I primi colpi della campagna elettorale per le Presidenziali americane si giocano tutti in politica estera. Nella giornata di Domenica, Primo di Aprile, il Vice-Presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, ha attaccato il favorito alla nomination repubblicana, Mitt Romney, per le accuse da lui mosse all'inquilino democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, in merito alla posizione remissiva che Washington intenderebbe assumere nei confronti della Russia dopo le consultazioni elettorali.
In seguito alla promessa che Obama ha rivolto al suo collega russo, Dmitrij Medvedev, di rivedere il progetto di costruzione del sistema di difesa antimissilistico in Europa, l'ex-Governatore del Massachussets ha contestato l'inquilino della Casa Bianca, ha dichiarato che la Russia è il pericolo principale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e ha promesso che, in caso di sua vittoria alle elezioni presidenziali, la politica estera di Washington non concederà mediazioni a Mosca.
"Obama ha detto la verità: Romney ha una mentalità da Guerra Fredda, e si comporta come se fossimo ancora in un'era oramai passata - ha dichiarato Biden durante il programma Face the Nation sulla CBS - la Russia ha concesso il transito delle nostre truppe in Afghanistan, ed è pronta a esportare più nafta in Europa qualora dovessimo inasprire le sanzioni verso l'Iran".
A correggere la presa di posizione di Biden, che, per certi versi, ha ricalcato le critiche espresse a Romney da Medvedev, che ha accusato il possibile candidato repubblicano di appartenente ancora alla Guerra Fredda in quanto a modalità di concezione geopolitica, è stato il suo collega di partito democratico, Zbigniew Brzezinski.
Il rinomato stratega di politica internazionale, Consigliere alla Difesa dell'ex-Presidente Jimmy Carter, e attuale membro del Centro di Studi Strategici, ha più volte evidenziato come le tendenze imperiali della Russia, che non si sono mai allentate, costituiscano un problema per la sicurezza nazionale dell'Europa e, quindi, anche degli USA.
Ciò nonostante, anche Brzezinski, che è stato uno dei primi a sostenere Obama fin dalla sua candidatura alle primarie democratiche, ha criticato l'atteggiamento fatto proprio da Romney, in quanto figlio di una strategia politica tipica della precedente amministrazione repubblicana di George W Bush che, secondo il politico di origine polacca, avrebbe condotto gli Stati Uniti all'isolamento internazionale, sopratutto dopo la guerra in Irak.
"Obama ha una grande forza comunicativa che non corrisponde a una pari capacità strategica - ha dichiarato Brzezinski alla tv Bloomberg in merito alle decisioni del Capo di Stato democratico - è stato messo all'angolo nella questione nucleare iraniana, nella quale le truppe statunitensi rischiano di subire attacchi da parte di Teheran, al pari del nostro alleato israeliano, che dobbiamo aiutare".
Nonostante la delusione per la politica estera del Presidente democratico, Brzezinski ha espresso con favore l'ipotesi di un avvicendamento alla guida del Dipartimento di Stato USA tra Hillary Clinton - che ha dichiarato di non voler continuare a dirigere la diplomazia di Washington, con l'attuale Presidente della Commissione Esteri del Senato, John Kerry.
Matteo Cazzulani