In Siria, malgrado l'appello dei vescovi, l'opposizione non partecipa al voto del 7 maggio
Il nodo politico non sciolto rimane il giudizio sulla credibilità di Assad come interlocutore e attore della nuova fase politica che tutti, a parole, auspicano. Il documento dei Vescovi siriani , pur essendo chiarissimo nel delineare come punto di arrivo la costruzione di " una nuova Siria democratica e multipartitica", ritiene indispensabile per un " effettivo processo di riforme da realizzare, il contributo e gli sforzi di tutti i siriani : Governo, partiti, Opposizione". Una posizione "realistica" che punta, come la stessa ONU, ad una soluzione politica della crisi e dunque coinvolge nella transizione lo stesso Assad, pur condannando il ricorso alla violenza e " l'uso dei cristiani come scudi umani". Una posizione che invece appare" moderata"a tutti quegli oppositori che ormai ritengono indispensabile far cadere il regime di Assad piuttosto che negoziare con lui. Così il Comitato di coordinamento delle forze del cambiamento democratico, che rappresenta gran parte dell'opposizione interna al regime del presidente siriano Bashar al-Assad, non considera perseguibile la via del compromesso con "questo" regime e dunque "boicotterà le elezioni parlamentari del 7 maggio". Lo ha dichiarato il coordinatore generale del Comitato, Hasan Abdel Azim, secondo cui "in presenza di questo regime non è possibile svolgere elezioni democratiche". C'è di più : "l'opposizione nazionale democratica non può accettare il voto con tutta la violenza, lo spargimento di sangue e le torture" cui si assiste, senza contare le "decine di migliaia di detenuti" nelle carceri del Paese, aggiunge Abdel Azim. Il boicottaggio del Comitato "prende quindi le mosse dal principio secondo cui non è possibile una soluzione politica mentre è in atto la soluzione basata sulla forza e su misure di sicurezza". L'esponente dell'opposizione si è detto convinto che "queste elezioni saranno solo una farsa", considerato che "in almeno sette province non si voterà perché non vi sono le condizioni". Il Comitato "non riconoscerà mai un processo elettorale o una Costituzione se questo regime non se ne va attraverso una fase di transizione, negoziata con esponenti dello Stato, verso un assetto totalmente nuovo, nel quale saranno elaborate una Costituzione, attraverso un'assemblea costituente, e una legge elettorale nuova".