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63 migranti morti nel mediterraneo nel marzo 2011

63 migranti morti nel mediterraneo nel marzo 2011 AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA: ‘NECESSARIA GIUSTIZIA PER LE VITTIME, I LORO FAMILIARI E I SOPRAVVISSUTI’ A seguito delle dichiarazioni del ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, relative al riconoscimento da parte del governo italiano delle responsabilita’ per la morte nel mar Mediterraneo, nel marzo 2011, di 63 migranti partiti dalla Libia e in rotta per l’Italia, Amnesty International Italia ha sottolineato la necessita’ che vi sia giustizia per le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti.

63 migranti morti nel mediterraneo nel marzo 2011
AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA: ‘NECESSARIA GIUSTIZIA PER LE VITTIME, I LORO FAMILIARI E I SOPRAVVISSUTI’ A seguito delle dichiarazioni del ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, relative al riconoscimento da parte del governo italiano delle responsabilita’ per la morte nel mar Mediterraneo, nel marzo 2011, di 63 migranti partiti dalla Libia e in rotta per l’Italia, Amnesty International Italia ha sottolineato la necessita’ che vi sia giustizia per le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti.
Ieri, il Comitato su migrazione, rifugiati e sfollati dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato un rapporto dell’Assemblea parlamentare su quel tragico episodio, mettendo in evidenza le responsabilita’ della Nato e di alcuni paesi mediterranei, tra cui l’Italia. Un’imbarcazione con a bordo 72 migranti, partita dalle coste libiche nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2011, era andata presto in avaria; dopo una deriva di 16 giorni nel Mediterraneo, si erano salvate solo nove persone. A giugno, una missione di Amnesty International aveva intervistato uno dei sopravvissuti, il quale aveva confermato che durante i giorni di deriva, la loro imbarcazione aveva incrociato una grande nave militare e altre navi ed era stata sorvolata da due velivoli. La Guardia costiera italiana, allertata gia’ il 27 marzo, aveva localizzato l’imbarcazione in acque libiche e trasmesso l’allarme alle imbarcazioni in transito per il Canale di Sicilia.

Secondo il rapporto del Comitato del Consiglio d’Europa, la nave italiana ITS Borsini, al tempo sotto il comando della Nato, si trovava a 37 miglia nautiche. Tuttavia, supponendo che l’imbarcazione in difficolta’ si stesse dirigendo verso l’Area di ricerca e soccorso di competenza maltese, le autorita’ italiane non lanciarono alcuna missione di ricerca e soccorso.

I migranti attesero i soccorsi invano. Amnesty International Italia chiede al governo e al parlamento di: * garantire la piena collaborazione nel fornire le informazioni richieste e non ancora rese, per consentire l'identificazione dell'elicottero militare che, dopo aver lanciato acqua e generi alimentari ai migranti, non torno’ a sorvolare la zona, e della nave militare che potrebbe avere ignorato le richieste di soccorso; * aprire un'inchiesta parlamentare per individuare eventuali responsabilita’ istituzionali; * adottare tutte le misure necessarie per sviluppare un piu’ efficace sistema di ricerca e soccorso, in linea con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani; * applicare considerazioni umanitarie al momento dell’esame dello status dei sopravvissuti presenti in Italia. Amnesty International Italia chiede inoltre che tutte le autorita’ competenti, compresa l’autorita’ giudiziaria, operino affinche’ le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti ottengano giustizia.

Per approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel.06 4490224 - cell.348-6974361 e-mail: press@amnesty.i t

a cura di Gian Carlo Storti
direttore@welfarenetwork.it
www.welfarenetwork.it

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