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Tu sei qui: Home Democratici Nel Mondo INTERNAZIONALE Un Manifesto per la democrazia globale

Un Manifesto per la democrazia globale

di Marco Pezzoni. Mentre i problemi legati alle questioni del clima, dell'ambiente, dell'economia e della finanza hanno una dimensione globale, la politica dei Governi si attarda entro la dimensione ristretta dello Stato nazionale. Al massimo ci si spinge ad un livello intergovernativo, basato su faticose trattative delle diverse diplomazie, ma scarsamente rappresentativo della volontà dei cittadini. Il Manifesto per una democrazia globale nasce da questa consapevolezza: a problemi globali bisogna cominciare a dare soluzioni globali. Il nuovo pensiero democratico mette al centro la dimensione internazionale della politica e vede l'adesione a questo sforzo progettuale di intellettuali italiani quali Roberto Esposito, Daniele Archibugi, Roberto Saviano, Lucio Levi, per il Movimento Federalista Europeo. Il Manifesto, già presentato a Roma, verrà presto presentato a New York, Tokio, Buenos Aires. Tra i firmatari Zygmunt Bauman, Ulrich Beck, Richard Falk, Susan George, Vandana Shiva, Saskia Sassen, David Held, Jacques Attali, Abdullahi Ahmed An-Na'im, Fernando Iglesias, docente alla cattedra Spinelli.
Un Manifesto per la democrazia globale

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MANIFESTO PER UNA DEMOCRAZIA GLOBALE

  • La politica è in ritardo.Il benessere e la sicurezza del mondo sono minacciati.Le crisi globali richiedono soluzioni globali. Dobbiamo progredire verso nuove, profonde e più ampie forme di democrazia.Globalizzare la democrazia è l’unico modo per democratizzare la globalizzazione. Invitiamo tutti gli esseri umani a partecipare della costituzione di una democrazia globale.
  • Noi sottoscritti firmatari condividiamo con i movimenti sociali mondiali la richiesta di "unirci per un cambio globale" e per una "democrazia reale". Entrambi gli obiettivi esprimono il crescente rifiuto a continuare ad essere governati da poteri politici ed economici su cui non abbiamo alcuna influenza. L’autonomia e l’autodeterminazione non valgono solo a livello locale e nazionale. Ecco perché rivendichiamo il nostro diritto a partecipare delle decisioni globali fondamentali per la nostra vita. Vogliamo essere cittadini del mondo e non solo i suoi abitanti. Perciò esigiamo democrazia non solo a livello locale e nazionale, ma anche una democrazia globale, ci impegniamo a lavorare per il suo sviluppo e chiamiamo tutti i leaders politici, intellettuali e civili del mondo, tutte le organizzazioni, partiti e movimenti, e tutte le persone di convinzioni democratiche del pianeta a partecipare attivamente della sua costituzione. Al di là delle divergenze sui contenuti e sui metodi idonei per avanzare verso un ordine mondiale più giusto e stabile, i noi sottoscritti firmatari condividiamo un risoluto impegno con lo sviluppo di una democrazia globale. In nome della Pace, della Giustizia e dei Diritti Umani non vogliamo essere governati a livello mondale da chi è stato scelto per farlo solo a livello nazionale, né da organismi internazionali che non ci rappresentano adeguatamente. Per questo lavoriamo per la costituzione di spazi politici sovranazionali e chiediamo istituzioni politiche regionali, internazionali e mondiali all’altezza delle sfide del Secolo XXI, che esprimano le diverse visioni e difendano gli interessi comuni dei sette miliardi di donne e uomini che componiamo oggi il genere umano. L’attuale modello di globalizzazione tecnologico-economica deve essere superato da un nuovo modello che metta gli strumenti tecno-economici al servizio di un mondo più giusto, pacifico e umano. Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma di sviluppo mondialmente sostenibile ed orientato alla soddisfazione dei bisogni dei più poveri ed indifesi membri dell’umanità. Per evitare il peggioramento delle crisi globali e cercare soluzioni alle sfide poste dalla globalizzazione dobbiamo progredire verso profonde e più ampie forme di democrazia. Le organizzazioni nazionali-statali devono far parte di una struttura più ampia e meglio coordinata, che dovrebbe articolare istituzioni democratiche regionali in tutti i continenti, la riforma della Corte di Giustizia Internazionale, una Corte Penale Internazionale piú giusta ed equa, e una Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite, embrione di un futuro Parlamento Mondiale. Ma questo cambiamento istituzionale non potrà avere successo se é la risultante delle azioni di una elite autoeletta. Invece, la democratizzazione dell’ordine mondiale dovrà scaturire da un processo socio-politico aperto a tutti gli esseri umani, finalizzato alla istituzionalizzazione partecipativa di una democrazia globale. In un universo sociale caratterizzato dalla globalizzazione, le capacità democratiche degli stati nazionali e delle istituzioni inter-nazionali si vedono sempre più limitate dallo sviluppo di forti processi, organizzazioni e sistemi globali di carattere non democratico. Negli ultimi anni, i principali leader nazionali ed internazionali del mondo hanno dovuto inseguire i successi globali. Il loro ripetuto fallimento dimostra che non bastano gli occasionali vertici, né gli accordi inter-governativi, né la cooperazione internazionale, né il preteso multilateralismo né le attuali forme di governanza globale. La globalizzazione della finanza, delle catene produttive e dei sistemi di comunicazione, ed il potere di scala planetaria acquisito dalle tecnologie distruttive esigono la globalizzazione delle istituzioni politiche di regolazione e controllo, e le crisi globali richiedono soluzioni globali coerenti ed efficaci. Per questo chiediamo l’urgente creazione di nuove agenzie globali specializzate nel disarmo, lo sviluppo stabile, equo e sostenibile, e la protezione dell’ambiente, e la rapida implementazione di forme di governanza democratica globale su tutti i problemi che gli attuali vertici inter-governativi si sono dimostrati inacapaci di risolvere. L’ordine nazionale/inter-nazionale creato dopo la Seconda Guerra Mondiale e la caduta del muro di Berlino non è stato capace di gestire i grandi progressi dei sistemi produttivi a vantaggio di tutta l’umanità. Al contrario, sono in corso processi regressivi e distruttivi derivati dalla crisi economica e finanziaria, dall’allargamento delle diseguaglianze sociali, dal riscaldamento globale e dalla proliferazione nucleare. Questi fenomeni hanno già influenzato negativamente la vita di miliardi di esseri umani, e la loro persistenza e rafforzamento minacciano la pace mondiale e la sopravvivenza della civiltà umana.

 

 

Attraversiamo un periodo di grandi cambiamenti tecnologici ed economici cui non ha corrisposto un’analoga evoluzione delle istituzioni pubbliche responsabili della loro regolazione e controllo. L’economia è stata globalizzata ma non é andata cosí per le istituzioni politiche e la democrazia. Pur con le loro differenze, peculiarità e limiti, le proteste che oggi dilagano nel mondo mostrano un crescente disagio per il modo in cui sono prese le decisioni, con le forme di rappresentanza esistenti e la loro scarsa capacità di difendere i beni comuni, ed esprimono l’esigenza di piú democrazia e di una democrazia migliore.

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Editoriale

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