Sulla Siria nuovo fallimento alla Conferenza di Ginevra 2
E' a New York, al Palazzo di Vetro dell'ONU, che Lakhdar Brahimi sta riprendendo a tessere la tela diplomatica per una soluzione politica alla guerra civile siriana.
La seconda tornata di negoziati sulla Siria a Ginevra si è conclusa senza che sia stato ottenuto alcun progresso nei colloqui tra i rappresentanti del regime di Bashar Al Assad e quelli delle opposizioni. Le parti hanno acconsentito a partecipare a un nuovo round, per il quale non è stata fissata alcuna data .
Ammettendo il fallimento di Ginevra 2, Lakhdar Brahimi, l'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, ha voluto chiedere scusa al popolo siriano per i pochi risultati raggiunti dopo due round di discussioni. Brahimi ha sottolineato come vi fossero speranze che succedesse qualcosa di positivo, soprattutto dopo il piccolo successo di Homs, con l'evacuazione di oltre un migliaio di civili e l'arrivo di aiuti nella città assediata dai lealisti. La speranza che fosse l'inizio dell'uscita da questa crisi orribile.
Una crisi orribile che è ormai diventata una guerra civile con responsabilità sia interne che internazionali. Le ultime cifre diffuse dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria certificano oltre 140mila morti nei quasi tre anni di guerra civile, di cui 49.951 civili tra i quali 7.626 bambini e 5.064 donne.
Il mediatore internazionale ha riferito che è stata messa a punto l'agenda negoziale della terza sessione, per "quando avrà luogo". Implicitamente non escludendo la possibilità che occorra anche parecchio tempo perché i protagonisti della guerra civile siriana si ritrovino allo stesso tavolo.
Brahimi ha spiegato che Ginevra 2 si è fermata nel momento in cui la delegazione del governo siriano ha bocciato l'ordine del giorno. "Il governo - ha spiegato l'inviato speciale di Onu e Lega Araba - considera che la questione più importante sia il terrorismo. L'opposizione considera che la questione più importante sia l'autorità governativa di transizione. Noi avevamo suggerito che il primo giorno si parlasse delle violenze e di combattere il terrorismo, il secondo dell'autorità governativa in grado di guidare la transizione".
"Era ben chiaro - ha osservato Brahimi - che un giorno per ciascun argomento non sarebbe stato sufficiente. Purtroppo i rappresentanti di Bashar Al Assad hanno detto no all'ordine del giorno, provocando nell'opposizione il sospetto che non volessimo assolutamente parlare dell'autorità governativa di transizione". A quel punto, Brahimi ha scelto di interrompere la seduta dando a tutti il tempo di riflettere.
L'inviato di Onu e Lega Araba ha comunque sottolineato come le due delegazioni abbiano almeno raggiunto un accordo di massima sui temi di possibili futuri colloqui. Brahimi ha chiarito che se le parti decideranno di tornare a incontrarsi per un terzo round di colloqui discuteranno prima di tutto del "terrorismo", poi della formazione di un governo transitorio e, in ultimo, della riconciliazione nazionale. "Ma dobbiamo anche trovare un accordo su come affrontarla. Spero davvero che ci sarà un terzo round".
Perché i nodi restano gli stessi: l'opposizione insiste sulla necessità di concentrare i colloqui sulla creazione di un governo transitorio senza Bashar Al Assad, la cui permanenza rimane invece un caposaldo per i sostenitori dell'attuale regime e,quindi, non può essere nemmeno oggetto di negoziato.
"Spero che questo momento di riflessione serva al governo siriano, in particolare, per rassicurare la controparte" che la questione della transizione politica verrà discussa in modo serio, ha spiegato Brahimi, "non va bene per il processo, non va bene per la Siria, che torniamo per un altro colloquio e cadiamo nelle stesse trappole con le quali l'abbiamo affrontato".
Dall'opposizione sono giunte le parole di Al-Abdeh: "Solo quando sapremo che avremo un partner, un vero partner, che è interessato a parlare di soluzioni politiche, ci sarà un altro round".