Al Consiglio supremo di difesa Mattarella autorizza l'intervento militare italiano in Libia
Al Consiglio supremo di difesa, presieduto da Sergio Mattarella, erano presenti il presidente del Consiglio Renzi e i Ministri degli Esteri, della Difesa, dell'Interno, del'Economia, delle Attività produttive, oltre al capo di Stato Maggiore delle forze armate italiane Claudio Graziano. La linea seguita è stata quella di puntare ancora al successo della strategia politica pensata in questi mesi in ambito Onu con l'inviato speciale Martin Kobler e rafforzata da un supporto militare elaborato soprattutto da Brett McGurk, consigliere di Obama.
Per il momento l'Italia punta ancora sull'unificazione delle varie fazioni libiche in chiave anti-IS, lasciando ad altri la predisposizione di un eventuale Piano B che, in caso di fallimento del Governo di unità nazionale, potrebbe prevedere la tripartizione della Libia in 3 aree: Tripolitania, Cirenaica, Fezzan.
La preoccupazione del Consiglio supremo si è concentrata sugli interessi italiani non solo sul piano geopolitico della sicurezza e della lotta al terrorismo, ma anche su quello economico e dell'approvvigionamento energetico.
I recenti attentati dei miliziani dell'IS che hanno fatto saltare due importanti pozzi petroliferi tendono non solo a impedire la ripresa dell'economia libica ma anche a colpire le compagnie europee che li utilizzano.
Altra preoccupazione emersa, quella del ritardo dell'Italia a porsi al fianco della coalizione politico-militare che si va formando per realizzare l'operazione in Libia, forse pregiudicando l'ambizione più volta espressa di essere posti alla guida della stessa coalizione internazionale. Per questo si è già dato il via libera agli Stati Uniti per l'utilizzo dei droni, non solo da ricognizione, con base di partenza a Sigonella. Per questo sono autorizzati interventi affidati a corpi militari speciali. Operazioni riservate condotte grazie alla legge approvata lo scorso novembre dal Parlamento che consente ai gruppi d’élite di entrare in azione «seguendo la catena di comando dei servizi segreti».
Cosa può mettere in campo l'Italia? Le navi già in attività di perlustrazione del Mediterraneo, un aereo cisterna, i Tornado di stanza a Trapani, due sommergibili, le basi militari del Sud, non solo l'areoporto di Sigonella, ma anche Pantelleria dove da tempo sono insediati numerosi militari statunitensi.
Tra i 3.000 militari italiani che potrebbero essere impiegati a protezione di ospedali, scuole, impianti energetici ed oleodotti, un posto a parte hanno gli specialisti del Comsubin e del Col Moschin, come i parà della Folgore: potranno agire grazie alle stesse «garanzie funzionali» degli 007 che la legge ha concesso loro con il provvedimento varato a larga maggioranza proprio in previsione di un possibile impegno in Libia.
Per combattere l' IS in Libia, al momento gli Stati Maggiori di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia sembrano escludere la necessità di 150.000 uomini sul campo, puntano sulla specializzazione delle forze, sulla propria superiore tacnologia area e navale, sulla preparazione e addestramento degli stessi libici.