CASO TYMOSHENKO E POLITICA ENERGETICA UE: DALL'EUROPA CENTRALE IMPORTANTI DECISIONI
I Presidenti della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus, della Slovacchia, Ivan Gasparovic, e della Polonia, Bronislaw Komorowski
Jalta no, ma l'Euro sì, e l'indipendenza energetica europea in serio dubbio. Mentre mezza Europa è stata alle prese con consultazioni elettorali di indubbia importanza per i futuri equilibri economici e politici mondiali, il Centro dell'Europa ha preso decisioni di peso, che influiranno sulla condotta geopolitica e sulla situazione energetica del Vecchio Continente.
Dal lago di Strbske, nel nord della Slovacchia, nella giornata di Domenica, 6 Maggio, i Paesi del Gruppo di Vysehrad - Polonia, Ungheria Repubblica Ceca e Slovacchia - hanno concordato una strategia comune da adottare per il rispetto dei diritti umani e della democrazia nell'Europa Orientale, e per dare una risposta alle maggiori urgenze della politica estera mondiale.
Come dichiarato dal Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, i quattro Stati hanno deciso di non boicottare le partite del campionato europeo di calcio che si svolgeranno in Ucraina, come invece sarà attuato da Germania, Paesi Bassi, Belgio e Commissione Europea in segno di protesta contro il regresso della democrazia sulle rive del Dnipro, che ha visto nell'arresto politico e nelle percosse subite in carcere da parte della Leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, la sua piena dimostrazione.
Differente è stata la decisione presa in merito alla partecipazione al vertice dei Paesi dell'Europa Centrale di Jalta. Come illustrato dal Capo di stato padrone di casa, Ivan Gasparovic, la Slovacchia e la Polonia hanno deciso di sfruttare l'incontro con il Presidente ucraino, Viktor Janukovych, per affrontare vis-a-vis con il collega la questione del rispetto della democrazia e dei diritti civili in Ucraina.
A Jalta non saranno presenti né il Presidente ceco, Vaclav Klaus, né quello ungherese, Janosz Ador - rappresentato a Strbske dall'ambasciatore magiaro in Slovacchia, Csaba Balogh - che assieme ai colleghi di Estonia, Lettonia, Albania, Bosnia Erzegovina, e Croazia hanno così deciso di protestare per il mancato rispetto delle promesse in merito al rispetto degli standard europei, che a più riprese sono state espresse da Janukovych.
Nonostante le divergenze in merito al vertice dei Paesi dell'Europa Centrale - che Klaus ha definito come naturali e comprensibili, in quanto Polonia e Slovacchia confinano con l'Ucraina, e quindi sono portate ad un atteggiamento più cauto nei confronti di Kyiv rispetto a quello assunto da Praga e Budapest - il Quartetto di Vysehrad ha espresso forte preoccupazione per la deriva autoritaria che è in atto in un Paese europeo per cultura, storia e tradizioni, e che rischia di essere inghiottito nella sfera di influenza della Russia.
Altro punto fondamentale del summit di Strbske è stato il varo di una linea comune da assumere nel prossimo vertice della NATO di Chicago, nel quale Polonia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca costituiranno un fronte unico dell'Europa Centrale, e voteranno compatte a favore del ritiro delle truppe dell'Alleanza Atlantica dall'Afghanistan nel 2014. Come dichiarato da Komorowski, ai quattro Paesi si aggiungeranno anche l'Estonia e la Lettonia.
Oltre alle decisioni politiche del quartetto di Vysehrad, di importanza rilevante è stata la decisione del governo romeno di congelare i lavori per la ricerca ed il possibile sfruttamento dei giacimenti di gas shale, con la messa in mora delle procedure di estrazione che il colosso statunitense Chevron, dopo avere ottenuto gli appositi permessi da parte del precedente esecutivo, ha già preventivato.
Nonostante il parere contrario del Presidente, Trajan Basescu, il Primo Ministro romeno, il socialdemocratico Victor Ponta ha bloccato i lavori per questioni di carattere geologico e ambientale, e ha sostenuto che il Paese da lui amministrato non può essere trattato come una colonia da parte delle multinazionali energetiche.
Come rilevato da diversi esperti, la decisione del governo Ponta è destinata ad avere ripercussioni di carattere continentale, in quanto la rinuncia alla ricerca di fonti di approvvigionamento alternative al gas di Mosca mette a rischio l'indipendenza energetica dell'Unione Europea, e, alla lunga, può porre a serio repentaglio la sicurezza nazionale dei singoli Paesi del Vecchio Continente.
Secondo recenti studi, lo shale, che a differenza del gas naturale viene estratto in maggiore profondità - e che per questa ragione richiede l'utilizzo di apparecchiature specifiche oggi presenti solo in USA e Canada - sarebbe presente in grandi quantità nel sottosuolo della Romania e della Polonia, ed il suo utilizzo potrebbe limitare in maniera sensibile la dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia.
Matteo Cazzulani