IN LITUANIA IL GOVERNO E' IN CRISI
Senza un governo e senza nucleare. Dopo le dimissioni del Ministro degli Interni, Raimundas Palaitis, presentate, senza possibilità di revoca, nella giornata di lunedì, 19 Marzo, a Vilna si è ufficialmente aperta la crisi di Governo.
A pretendere le dimissioni del Capo del Dicastero, esponente di spicco dell'Unione di Centro, è stato il Premier, Andrijus Kubilijus, dopo che il Ministro ha azzerato i vertici del Servizio di Monitoraggio Finanziario: accusati avere diffuso delicate informazioni circa il fallimento della banca Snoras, avvenuto nel 2011.
Al Premier si è però opposta la Presidente, Dalia Grybauskaite: intimorita per le possibili ripercussioni che le dimissioni di Palaitis avrebbero avuto sulla coalizione di Governo, ma Kubilijus ha proseguito per la sua strada, accettato la decisione di Palaitis, e provocato l'automatico crollo della maggioranza.
Come dichiarato dai principali mezzi di informazione locali, subito sono iniziate le consultazioni per il varo di un Governo di minoranza in grado di traghettare il Paese alle Elezioni Parlamentari tra otto mesi.
Secondo indiscrezioni, del nuovo esecutivo faranno parte due dei tre attuali membri della maggioranza - l'Unione della Patria dei Cristiano Democratici Lituani, la formazione conservatrice del Premier, e il Movimento Liberale di Eligijus Masilijus - ma non l'Unione di Centro di Palaitis.
La Costituzione lituana prevede la nomina di un nuovo esecutivo in caso di licenziamento di più della metà dei Ministri: con la dipartita di Palaitis, il Governo Kubilijus ha registrato il settimo licenziamento dei 14 titolari di Dicastero nominati al momento dell'avvio della legislatura in corso.
La crisi della maggioranza è destinata ad avere serie ripercussioni soprattutto sul piano energetico, dal momento in cui è attesa presso il Sejmas - il Parlamento della Lituania - nei prossimi giorni una discussione sull'avvio dei lavori per l'installazione di una centrale nucleare, per la quale contratti sono già stati firmati con la società giapponese Hitachi, con l'azienda energetica estone, e con la polacca PGE.
La maggioranza ha sostenuto il progetto, motivato con la necessità di trovare una fonte alternativa di energia differente dal gas della Russia, da cui Vilna dipende all'89%, mentre le opposizioni, a riguardo, hanno chiesto la convocazione di un referendum.
Tuttavia, la caduta del governo potrebbe congelare la questione e rinviarla ai lavori della prossima legislatura: lasciando la Lituania priva della possibilità di diversificare le proprie forniture energetiche.
Matteo Cazzulani