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L'UOMO PLANETARIO. In ricordo di Ernesto Balducci

di Marco Pezzoni. Vent'anni fa, il 25 aprile 1992, moriva in un incidente stradale padre Ernesto Balducci, testimone di quella umanità senza confini, eppure così toscana, dotato di intelligenza "profetica", con le mani dure dei minatori dell'Amiata e nel cuore la ferita di quei 77 operai uccisi dai nazifascisti proprio in quelle terre. Alcuni di quei giovani li conosceva e Balducci, allora seminarista, entrò in crisi. Mi raccontò che stava certo dalla parte dei partigiani ma non gli bastava. Fu decisiva la lettura di Mazzolari a convincerlo che anche il sacerdozio poteva, doveva essere soprattutto al servizio della pace e della giustizia. Totalmente umano. E aperto a una concreta fraternità universale.
L'UOMO PLANETARIO. In ricordo di Ernesto Balducci

Ernesto Balducci

La cosa più bella per ricordarlo, soprattutto a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, è tentare di far sentire quanto sia ancora vivo il suo messaggio, per la sua capacità di anticipare i tempi e le prospettive. Dentro l'attuale crisi della politica e della cultura italiana, sarebbe opportuno riprendere quella profondità e quell'ampiezza di orizzonte che, sole, ci potrebbero salvare dall'antipolitica. Ecco perchè invece di stare dentro le sabbie mobili delle polemiche del presente, vi invito per pochi minuti a "cambiare sguardo" , ad assumere lo sguardo dell' "uomo planetario". L' Uomo planetario, così si intitolava un suo bel libro, pubblicato nel 1985. 

Negli anni '80 Ernesto Balducci sposta la sua attenzione dalla Chiesa al mondo e si impegna con la rivista  Testimonianze  a costruire il percorso " Se vuoi la pace prepara la pace". Nei suoi libri e nella sua azione la consapevolezza della svolta antropologica in corso lo porta a rimettere in discussione l'eurocentrismo e gli stessi  paradigmi di uno sviluppo ingiusto  e  non sostenibile, prefigurando la "coscienza planetaria" come  "principio regolativo" del pensare e dell'agire. 

 Nell'era nucleare tutte le religioni e tutte le culture del pianeta sono ad un bivio: restare prigioniere dei vecchi equilibri e delle  alleanze del passato o mettersi in discussione al servizio della pace  e di un autentico dialogo che sappia   riconoscere l'alterità dell'altro.  Non per un'unica etica mondiale fatta su misura dei più forti, ma per un'etica  planetaria   condivisa  frutto di  una pluralità di punti di vista e di apporti culturali, ispiratrice di nuovi paradigmi sociali ed   ecologici  e di nuovi modelli economici. Già allora i suoi sono pensieri sulla transizione al nuovo millennio, in un confronto  sempre   originale con scienziati, filosofi, teologi perchè le etiche non sono principi astratti e artificiali ma sono dipendenti dalle religioni, sono frutto ed espressione delle diverse culture, sono parte integrante dei comportamenti umani  e delle prassi politiche.
 
        Per padre Balducci l'etica non è tanto il pensare rettamente, ma l'agire rettamente considerando l'altro un fratello  con  uguali diritti.  Le attuali forme istituzionali e di potere non vanno assolutizzate e giudicate non modificabili e  non superabili, come gli Stati Nazione. Allo stesso modo le identità religiose e culturali vanno storicizzate e lette in modo   critico, anche le nostre personali. Ma non annullate: " Il venir meno dell'identità culturale acquisita fin dalla nascita porta    di per sè  non ad una più alta universalità , ma ad un semplice vuoto di valori, all'inerzia storica, o  ad identità   sostitutive  fittizie ...Quello che propongo non è la distruzione delle identità tradizionali, è l'opzione per una identità nuova   in cui  potenzialmente  si ritrovino tutte le identità eleborate dal genere umano nel suo lungo cammino. "
 
Secondo padre  Balducci ciascuno di noi dovrebbe esercitare una doppia fedeltà , alla propria identità presente e a quella futura, da costruire insieme agli altri e aprendosi agli altri. Per questo le nostre identità, tutte le identità  sono sempre  "parziali" e per questo devono essere considerate sempre " aperte".  Non ha molto senso passare oggi da una  religione all'altra come se fossimo al supermercato delle diverse dottrine o etiche o spiritualità ." Ha poco senso per me - scrive   Ernesto Balducci -  il trapasso da un'identità all'altra di quelle che formano il volto policromo dell'umanità attuale. L'uomo vero a cui dobbiamo ormai convertirci non sta lungo il perimetro delle culture esistenti, sta più in alto, ci  trascende, con un  trascendimento che è già inscritto nelle possibilità storiche , anzi già prende forma qua e là."
"Mentre abito la città presente, con i suoi miti, i suoi dogmi, le sue divisioni, insomma la sua ferocia velata di cultura e  di religione, già abito, per una specie di doppia appartenenza,  la città planetaria, in cui, divenuto inutile il tempio, ogni uomo ama spartire il pane e il vino."
 
Per realizzare compiutamente questo cammino, ci saranno fasi di gestazione che gia è possibile specificare come  condizioni o norme da realizzare: la prima norma è il principio dello Stato di diritto che vale per ogni individuo e   per ogni  popolo, così come il primato della coscienza in rapporto a qualsiasi legge.  La seconda norma è l'adozione tanto del  principio critico che sta alla base dell'intelligenza scientifica quanto degli strumenti approntati dalla tecnica. La critica scientifica distrugge la religione in quanto superstizione.. Come pure, nonostante le riserve critiche che si devono avere  dinanzi all'organizzazione tecnologica dei rapporti tra uomo e natura e tra uomo e società, non c'è nessun dubbio che è   stata la tecnica a creare le condizioni dell'uomo planetario.
 
 La terza norma è che nessun problema può essere adeguatamente inteso ed efficacemente risolto se non viene collocato    nel  suo giusto quadro che è il sistema di interdipendenza tra Nord e Sud, superando l'idea che il Nord sia la coscienza  e che il Sud sia l'inconscio...Una risoluzione che non potrà accadere solo sul piano culturale, dovrà prima di tutto mettere in  questione l'ordine economico internazionale.
 Ciascuno di noi è solo un frammento ma oggi è chiaro che ciascuno di noi ha una responsabilità più grande rispetto   al passato . " Se noi lasciamo che il futuro venga da sè, come è sempre venuto, e non ci riconosciamo altri doveri che quelli che che avevano i nostri padri, nessun futuro ci sarà concesso.  Se invece noi decidiamo, spogliandoci di ogni  costume di violenza, anche di quello divenuto struttura della mente, di morire al nostro passato e di andarci incontro  l'un l'altro con le mani colme delle diverse eredità, per stringere tra noi un patto che bandisca ogni arma e stabilisca i modi della comunione creaturale, allora capiremo il senso del frammento che ora ci chiude nei suoi confini."  ( da " L'uomo planetario").      
           
                                                                                                                                  
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Editoriale

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