POLONIA E UCRAINA: L'ENERGIA DIETRO AGLI EUROPEI DI CALCIO
Non è solo per una manifestazione sportiva che Polonia e Ucraina sono Paesi importanti per l'Europa. Essi sono infatti due Stati del Vecchio Continente intenti a resistere alla politica energetica della Russia, che si avvale dell'arma del gas per estendere la sua influenza politica in Europa Centro-Orientale: come ai tempi dello zarismo e dell'Unione Sovietica.
Mercoledì, 20 Giugno, il monopolista russo del gas, Gazprom, ha dichiarato l'intenzione di risolvere al più presto le controversie contrattuali con la compagnia statale polacca PGNiG, ma ha mantenuto alta la tensione con il colosso ucraino Naftohaz.
I polacchi, che pagano il gas a un prezzo superiore rispetto a quello imposto da Mosca al resto dei Paesi europei, hanno esposto ricorso all'Arbitrato Internazionale di Stoccolma, e sono determinati nel continuare l'iter giudiziario per ottenere un giusto tariffario.
Secondo indiscrezioni, riportate dall'autorevole Gazeta Wyborcza, PGNiG avrebbe richiesto ai russi uno sconto di più del 10%, mentre Gazprom sarebbe disposto a concedere un ritocco meno incisivo, lasciando le tariffe imposte a Varsavia su di un livello comunque molto alto.
A conferma del clima clima di tensione tra polacchi e russi sono anche le dichiarazioni dei soggetti interessati. Gazprom ha lasciato intendere di non concedere sensibili sconti, mentre il Governo polacco ha dichiarato di procedere con il ricorso presso l'Arbitrato di Stoccolma.
"Sono convinto che troveremo un compromesso accettato da entrambe le parti - ha dichiarato il Vicecapo di Gazprom, Aleksandr Medvedev - Siamo disposti a rivedere le tariffe al ribasso, ma non di molto: il nostro gas non è concorrenziale".
"La nostra priorità è l'iter giudiziario - ha evidenziato il Ministro del Tesoro polacco, Mikolaj Budzanowski - non escludo che si possa raggiungere un accordo, ma le nostre ragioni sono tutte contenute nel ricorso presentato all'Arbitrato".
Sempre secondo l'autorevole Gazeta Wyborcza, la riapertura della contesa sul gas tra Russia e Polonia sarebbe motivata dal timore nutrito da Gazprom di una sconfitta presso l'organismo giudiziario internazionale. Del resto, già in altri casi il Monopolista russo è stato costretto dalla Corte di Stoccolma a rivedere clausole contrattuali applicate a partner che si sono rivolti all'Arbitrato.
In Europa Centro-Orientale, il gas ricopre un ruolo fondamentale per determinare i ruoli di forza tra i vari Paesi. La Russia, che detiene il monopolio delle forniture in Europa, si avvale dell'oro blu come arma per destabilizzare i Paesi che si oppongono alle velleità imperiali del Cremlino, rinvigoritesi con la salita al potere di Vladimir Putin.
Così, ad esempio, è stato con la Lituania: l'unico Paese dell'Unione Europea che, per applicare alla lettera il Terzo Pacchetto Energetico UE, ha eliminato dal controllo dei propri gasdotti il monopolista russo.
In pronta risposta, Gazprom ha mantenuto invariato il tariffario imposto da Mosca a Vilna, mentre ha concesso sensibili sconti agli altri Paesi Baltici - Estonia e Lettonia - che nei confronti del Cremlino hanno assunto toni meno aspri.
Un altro caso è quello dell'Ucraina, nei confronti della quale Gazprom in più occasioni ha chiuso i rubinetti del gas diretto in Europa per presentare gli ucraini come ladri e inaffidabili agli occhi degli Europei, e rallentare il processo di integrazione di Kyiv nell'UE. Il conflitto tra Russia e Ucraina si è poi inasprito da quando il monopolista russo ha cercato di rilevare il controllo del sistema infrastrutturale ucraino.
Questa manovra è un passo fondamentale per i disegni geopolitici del Cremlino, poiché il controllo delle condutture dell'Ucraina consente a Mosca di unire i propri gasdotti con quelli già controllati parzialmente in Slovacchia, Slovenia, e Austria: un itinerario attraverso il quale l'Italia importa più del 70% del gas di cui necessita per soddisfare il proprio fabbisogno.
Per quanto riguarda la Polonia, nel Novembre 2010 Varsavia è stata costretta da Mosca ad accettare un contratto oneroso che, tra l'altro, ha previsto la cessione parziale dei gasdotti polacchi a Gazprom: in piena violazione della legge UE che vieta la creazione di monopoli nel settore energetico.
Dopo un intervento dell'Unione Europea, la Polonia ha rinegoziato l'accordo, mantenendo il controllo sui propri gasdotti, ma dovendo accettare un alto tariffario che ha costretto PGNiG ha pagare l'oro blu a prezzi notevolmente più alti rispetto a quelli imposti a Germania e Francia.
La questione del gas tra Russia e Polonia, e i conflitti intercorsi tra Gazprom e l'Ucraina, testimoniano quanto lo strapotere energetico del monopolista russo sia un rischio per l'indipendenza nazionale dell'Unione Europea, e per la sicurezza nazionale dei singoli Paesi UE.
Da tempo, la Commissione Europea ha approntato una serie di manovre che, oltre al Terzo Pacchetto Energetico, mirano alla diversificazione delle forniture di gas e greggio da quelle provenienti da Mosca, ma esse sono puntualmente contrastate da Stati come Germania e Francia, che all'interesse generale europeo antepongono il proprio tornaconto nazionale.
Matteo Cazzulani