Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

Strumenti personali
Fatti riconoscere
This Logo Viewlet registered to qPloneSkinBusiness4 product
Tu sei qui: Home Democratici Nel Mondo Editoriali Referendum del 4 dicembre: appello alla coscienza costituzionale di ciascun elettore

Referendum del 4 dicembre: appello alla coscienza costituzionale di ciascun elettore

di Franco Monaco. Il 4 dicembre termina finalmente una lunga, stressante, divisiva campagna referendaria che Matteo Renzi ha imposto al Paese su una proposta di revisione della Costituzione italiana che insegue un'altra idea di democrazia, molto lontana e diversa da quella che ispira la prima parte. Da qui un appello alla ragione, al cuore e alla coscienza costituzionale della società italiana perchè voti No. l'Italia è a un bivio. La democrazia italiana è a un bivio. Scegliere di votare No al referendum di domenica 4 dicembre significa salvare la nostra comunità nazionale dal commettere un grave errore: quello di imboccare una strada sbagliata che divide invece di unire, toglie potere e rappresentanza ai cittadini, non affronta nè risolve nessuno dei gravi problemi sociali del Paese.
Referendum del 4 dicembre: appello alla coscienza costituzionale di ciascun elettore

Franco Monaco deputato PD

APPELLO ALLA RAGIONE, AL CUORE E ALLA COSCIENZA COSTITUZIONALE DELLA SOCIETA' ITALIANA

L'Italia è a un bivio. La democrazia italiana è a un bivio. Scegliere di votare No al referendum di domenica 4 dicembre  significa salvare la nostra comunità nazionale dal commettere un grave errore: quello di imboccare una strada sbagliata che divide invece di unire, toglie potere e rappresentanza ai cittadini, non affronta nè risolve nessuno dei gravi problemi sociali del Paese. Scegliere di votare No è saggio e lungimirante non solo perchè permette di evitare di essere imprigionati in una direzione sbagliata da cui sarebbe molto difficile ritornare, ma perchè lascia aperta la possibilità di ritrovare soluzioni di rinnovamento istituzionale davvero condivise e non imposte da una sola parte. Non tra vent'anni , ma già alle prossime elezioni politiche tutte le forze in campo si possono presentare all'elettorato chiedendo un mandato agli elettori se e su quali proposte di revisione costituzionali procedere. Un mandato come avvenne nel 1946 per una Costituzione che è stata e che sia di tutti, anche in futuro. Potrebbe anche accadere che gli elettori preferiscano altre priorità come la creazione di posti di lavoro, servizi sociali e sanità per tutti, lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, messa in sicurezza del territorio. Che chiedano ai partiti di mettersi in discussione e di rinnovarsi invece di scaricare sulle Istituzioni le loro incapacità.

Il Bicameralismo non è superato e si ritornerebbe al vecchio centralismo. Nel nuovo Senato la Lombardia avrebbe un solo sindaco, come Bolzano

Votare Sì all'attuale proposta di revisione costituzionale avviata su iniziativa del Governo e non del Parlamento, significa al contrario centralizzare molti poteri trasferendoli dai territori e dalle Regioni allo Stato centrale, penalizzare pesantemente le Regioni a Statuto ordinario come la Lombardia, il Piemonte e l'Emilia Romagna riducendone la capacità di programmazione, lasciare intatti i poteri e le maggiori risorse delle 5 Regioni a Statuto Speciale ( Trentino Alto Adige, Val D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia),  alle quali la proposta di revisione costituzionale riconosce "potere di veto" tramite lo strumento dell'Intesa per opporsi alla loro eventuale trasformazione in Regioni più simili alle altre.

Le regioni complessivamente ridimensionate vengono compensate con la creazione di un nuovo Senato, non più eletto direttamente dai cittadini, nel quale  i Consigli regionali potranno nominare 74 consiglieri regionali e 21 sindaci. Con sperequazioni vistose come l'attribuzione di un solo Sindaco alla Lombardia e a ciascuna delle altre Regioni, grandi o piccole che siano, e invece di due sindaci alle Province di Trento e Bolzano, un sindaco ciascuna. La cosa più grave è che il Senato cessa di essere organo di garanzia e allo stesso tempo gli vengono attribuite competenze legislative confuse che poco hanno a che fare con un autentico Senato delle Autonomie. Ci sarebbero poi tra Camera e nuovo Senato procedure farraginose che complicherebbero l'iter delle leggi, alla faccia dello slogan della semplificazione e della velocità. Dunque non avremmo più un bicameralismo paritario, ma avremmo ancora un bicameralismo zoppo con un Senato ridotto a "protesi artificiale" di un rapporto ad alta manipolazione partitica tra Stato e territori.

Il nostro appello a votare No è un appello alla ragione, un appello al cuore, un appello alla coscienza costituzionale della società italiana.

Lo scontro è sull’idea di Costituzione

La nostra divergenza con i promotori di questa cattiva modifica dell'organizzazione dello Stato è innanzitutto sull'idea di Costituzione. Noi consideriamo e apprezziamo la Costituzione come Legge fondamentale nella quale sono scolpiti i principi e le regole che presiedono alla vita dentro la casa comune.

Credo che molti cittadini italiani siano convinti che la Costituzione sia e debba essere ancora il patto di convivenza che tiene insieme una comunità. Ma allora perchè il Governo si è intestardito a forzare la situazione fino a legare la propria sorte a quella dell'esito referendario?

Se, come nel nostro caso, si ha a che fare con una cattiva e vasta riforma della nostra Costituzione, non la si baratta con la sorte di un governo, fosse anche il migliore dei governi.

Saggezza e sensibilità costituzionale consigliano di rifiutare l'idea che 47 articoli possano essere riscritti da una esigua, raccogliticcia maggioranza scontando il dissenso di mezzo parlamento. Anche facendo memoria del 90% del consenso con cui fu varata la nostra Carta Costituzionale pur nel vivo della guerra fredda. Se quella che Dossetti chiamava "coscienza costituzionale" e cioè il senso/valore della Legge fondamentale fosse vivo e diffuso non si sarebbe dato corso a una riforma costituzionale di parte e non saremmo alle prese con un referendum così lacerante.

Giustamente ci si preoccupa dell'aria che tira in Italia, in Europa, nel mondo. Della forza travolgente del vento populista e antipolitico. Ma è proprio nelle stagioni critiche, nelle quali la comunità politica è turbata e smarrita, che si fa prezioso un saldo ancoraggio allo strumento di garanzia più alto e comune, la Costituzione appunto. Come si è scritto, essa è la Regola sicura che si scrive quando si è sobri e che si rivela tanto più utile se e quando, per avventura, una comunità dovesse essere inebriata e confusa. Mi chiedo se non sia all'ingrosso la condizione di questo nostro tempo.

Solo l’affermazione del No garantisce la cancellazione dell’Italicum

Non arrendiamoci per sfinimento a una proposta di revisione costituzionale che impoverisce la nostra democrazia con il pretesto di modernizzarla.  Nel nostro cuore sappiamo che anche in tempi difficile è sbagliato cedere all'illusione delle scorciatoie, dell'uomo solo al comando legittimato come Capo da una pessima legge elettorale come l'Italicum. Capo, proprio così viene definito dall'Italicum.  Per questo votare no al Referendum è la garanzia più sicura che l'Italicum sarà obbligatoriamente cancellato. Il nostro appello agli indecisi vuole sottolineare l'aspetto della titolarità della decisione: se il cittadino delega al Governo il compito di cambiare l'Italicum, vuol dire che ha deciso di rimanere  sul terreno delle promesse e di fidarsi. Se come cittadino vuole avere la certezza di cancellare l'italicum , allora solo il No mette nelle sue mani questa decisione. Infatti votando No rimane in piedi la nostra Costituzione e Camera dei Deputati e Senato avranno bisogno entrambi di una nuova legge elettorale.

 

Azioni sul documento
Share |
Editoriale

Prove di coalizione, ma il Rosatellum è funzionale ad un futuro Governo Renzi-Berlusconi

di Paolo Bodini. Mentre le varie forze politiche si sentono già in campagna elettorale ed entro il mese di dicembre stringono i tempi per gli apparentamenti ( più che per vere e proprie coalizioni); mentre la temperatura sale e le polemiche si fanno più aggressive su tutti i media, il cittadino elettore è indotto a pensare che nel tripolarismo italiano i tre poli - Forza Italia con Salvini e Meloni, PD di Renzi con i suoi nuovi "cespugli", Movimento 5 Stelle - siano davvero alternativi tra di loro. Purtroppo non è così. Ad affossare la logica dell'alternanza viene in aiuto la nuova Legge elettorale, il Rosatellum, fatto passare in Parlamento a colpi di fiducia. Il Rosatellum è predisposto in modo da favorire, se non rendere inevitabile, l'accordo di Governo tra Renzi e Berlusconi. Ecco perchè. continua>>
Altro…