Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

Strumenti personali
Fatti riconoscere
This Logo Viewlet registered to qPloneSkinBusiness4 product
Tu sei qui: Home Democratici Nel Mondo Editoriali La vittoria di Hollande e le prospettive del federalismo europeo

La vittoria di Hollande e le prospettive del federalismo europeo

di Marco Pezzoni. La vittoria di Hollande in Francia può segnare il ritorno dell'Europa politica. Per affrontare la crisi e le nuove sfide globali, l'eurozona ha bisogno di un Governo politico della moneta. Le misure di austerità non bastano. Come dimostra il voto in Grecia, frustrazione e disperazione fanno vincere la protesta . Per non cadere nell'illusione tragica del ritorno ai vecchi nazionalismi e alle vecchie monete, è urgente rilanciare la prospettiva federalista dell'unità politica dell'Europa.
La vittoria di Hollande e le prospettive del federalismo europeo

Piazza della Bastiglia in festa

Francois Hollande è il settimo presidente della Quinta Repubblica. Con la vittoria in Francia del candidato socialista, all’Eliseo si insedia un Presidente erede di Francois Mitterrand e Jacques Delors e, dunque, di una tradizione amica della Germania, ma certo non subalterna alla Germania e, soprattutto, sostenitrice dell’Europa politica.

L’asse Sarkozy-Merkel non c’è più. Questa volta è la cancelliera tedesca che dovrà modificare, almeno in parte, le sue posizioni se vuole restare al centro dei processi politici, economici, istituzionali in campo europeo.

Difficile pensare che il Trattato europeo sul " fiscal compact", che i singoli Governi nazionali ( per l’esattezza 25 sui 27 Stati dell’Unione Europea ) si sono impegnati a far ratificare dai loro Parlamenti entro giugno 2012, venga radicalmente rivisto. E’ invece molto più probabile e possibile che si avvii una fase nuova legata alla definizione di politiche economiche a sostegno della crescita e dell’occupazione.

Del resto è questo il punto più rilevante del programma di Hollande e coincide con gli interessi della Francia che, viaggiando con un debito pubblico di 1700 miliardi di euro ( l’Italia ne ha 1900), ha bisogno di risorse finanziarie europee e di una politica economica europea "comune", più basata sulla cooperazione e integrazione che sulla concorrenza spietata tra Stati europei.

Finora "l’egoismo" da prima della classe della Germania ha, da un lato, contribuito a peggiorare drammaticamente la situazione della Grecia, dall’altro l’ha avvantaggiata nel breve-medio periodo sul piano della competizione economica a danno di molti partner europei: l’economia tedesca, anche perché tecnologicamente, finanziariamente e socialmente più forte, si è comportata come fosse la Cina dell’Europa .

Ma sul lungo periodo, se la recessione colpisce la maggioranza dei Paesi europei e dunque la domanda interna all’intera Europa diminuisce, anche l’economia tedesca vedrà diminuire gli sbocchi ai propri prodotti.

Ecco perchè è opportuno e urgente per tutti, non solo per la Francia e l’Italia, un cambio di passo sulle politiche economiche che si accompagni ad un rilancio dell’Europa politica.

Del resto all’origine del processo europeo sta la Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 che vide proprio la Francia assumere l’iniziativa politica di proporre un primo accordo istituzionale alla Germania, uscita sconfitta dalla guerra, per orientare la sua ricostruzione e condividere in chiave europea il suo enorme potenziale produttivo sul carbone e sull’acciaio.

Cambiati i tempi, in epoca di seconda globalizzazione, dopo una troppo lunga fase di resa al neoliberismo e allo strapotere della finanza mondiale, tocca alla Francia di Hollande recuperare il primato della politica e rilanciare il processo di integrazione politica dell’Europa.

Per completare in modo adeguato il progetto dell’unione monetaria non basterà dare più poteri alla Banca Centrale Europea come prestatore di ultima istanza, occorre arrivare, magari per gradi, ad un Governo europeo dell’economia, espressione democratica di una autentica e compiuta unità politica dell’Europa.

I primi passi potrebbero essere un Piano europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, finanziato con risorse proprie e un aumento significativo del bilancio europeo, con imposte europee sulle transazioni finanziarie ( Tobin Tax) e sulle emissioni di CO2. Di particolare rilevanza strategica sarebbe l’emissione di euro-obbligazioni per investimenti : euro project bonds.

Di fronte alla gravità della crisi che segnerà pesantemente la società europea nei prossimi anni con aumento della disoccupazione, della precarietà, di nuove forme di povertà, la strada disperata del ritorno ai nazionalismi, alle autarchie localistiche, ai populismi e ribellismi di vario tipo non è che la scelta della corda con cui strangolare, non salvare, le nostre identità e le nostre conquiste di welfare.

Basta vedere i risultati delle elezioni in Grecia : la rivolta contro i partiti di governo è una punizione contro i loro inganni ed errori del passato, ma anche una rivolta contro l’austerità troppo pesante imposta dall’Europa. Però la frammentazione del voto e la sua radicalizzazione, purtroppo, allontana e non avvicina una soluzione politica della crisi.

In questo quadro le patologie rischiano di prendere il sopravvento sul normale funzionamento delle istituzioni sia a livello nazionale che europeo: gli attori che vivono le singole crisi locali, regionali e nazionali non solo stanno perdendo fiducia nelle istituzioni europee ma le sentono come nemiche, alleate delle tecnocrazie.

Invece sono la nostra unica salvezza….purchè vengano profondamente riformate e si rinnovino.

Ha ragione il Movimento Federalista Europeo, vista l’inadeguatezza degli attuali meccanismi istituzionali dell’Unione, a sollecitare una riforma del Trattato di Lisbona chiaramente insufficiente rispetto all’esigenza di dotare l’Europa di capacità di agire nei settori cruciali dell’economia – sviluppo sostenibile, politica energetica, coesione sociale, armonizzazione fiscale, politica industriale – dell’immigrazione, della politica estera e della sicurezza. Soprattutto ha ragione a chiedere il rilancio del progetto di una Costituzione europea.

Senza un orizzonte federalista l’Unione Europea resterà prigioniera delle proprie contraddizioni : avere una moneta unica, una Banca Centrale, un mercato comune ma non un Governo politico della moneta; avere Istituzioni comunitarie come il Parlamento europeo e la Commissione europea ma un livello di decisione fortemente intergovernativo e paralizzato dai poteri di veto dei singoli Stati.

Per questo è indispensabile il rilancio del "metodo costituente", tanto caro ad Altiero Spinelli, per affrontare e risolvere la grave crisi di legittimità democratica che ha allontanato i cittadini dalle istituzioni europee, affidando in autunno al Parlamento europeo il compito di elaborare un Progetto costituzionale che apra la via ad un processo costituente . Processo che coinvolga non solo Governi ma Parlamenti nazionali, istituzioni regionali e locali, rappresentanti appositamente eletti dai cittadini per partecipare alla Convenzione incaricata di redigere il nuovo testo.

La differenza rispetto al tentativo fallito sette anni fa ? Alla elaborazione della Costituzione partecipino solo i Paesi sostenitori di questa prospettiva. La ratifica della Costituzione avvenga con un Referendum da tenersi solo nei Paesi che avranno partecipato alla sua redazione. Si introduca una clausola di integrazione differenziata per far sì che i Paesi più recalcitranti non blocchino quelli che vogliono precedere più speditamente sulla via dell’unione. Lasciando sempre la porta aperta a chi matura la decisione di entrarvi in un secondo tempo.

La lezione dell’euro e le difficoltà dell’eurozona ci dicono che il futuro dell’Europa non può dipendere dagli euroscettici o da quei Paesi, come la Gran Bretagna, che sono fuori dall’euro e contrari ad un Governo politico europeo dell’economia.

Loro però un Governo politico per la loro sterlina ce l’hanno ! Come ce l’ha il dollaro. Perché l’eurozona dovrebbe invece fermarsi al solo faticoso e debole coordinamento tra tanti Stati e governi diversi ? Da anni siamo fermi a questo bivio: o diventiamo come gli Stati Uniti d’America, con una moneta forte e un Governo politico forte che ha sovranità sul territorio che utilizza l’euro, oppure torniamo indietro agli Stati nazione di prima, deboli e divisi, incapaci di affermarci e difendere le nostre conquiste civili e sociali nell’epoca delle sfide globali.

La Germania è sicuramente sensibile alla prospettiva federalista. Se Hollande, superata la prudenza che lo separa dalle prossime elezioni legislative, rilancerà con forza il progetto politico europeo dell’"approfondimento", così caro a Jacques Delors, davvero si può aprire una nuova pagina dell’europeismo e l’Italia vi può giocare un ruolo importante, speriamo all’altezza della tradizione federalista di Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli.

                                                                                                           Marco Pezzoni

Azioni sul documento
Share |
Editoriale

Prove di coalizione, ma il Rosatellum è funzionale ad un futuro Governo Renzi-Berlusconi

di Paolo Bodini. Mentre le varie forze politiche si sentono già in campagna elettorale ed entro il mese di dicembre stringono i tempi per gli apparentamenti ( più che per vere e proprie coalizioni); mentre la temperatura sale e le polemiche si fanno più aggressive su tutti i media, il cittadino elettore è indotto a pensare che nel tripolarismo italiano i tre poli - Forza Italia con Salvini e Meloni, PD di Renzi con i suoi nuovi "cespugli", Movimento 5 Stelle - siano davvero alternativi tra di loro. Purtroppo non è così. Ad affossare la logica dell'alternanza viene in aiuto la nuova Legge elettorale, il Rosatellum, fatto passare in Parlamento a colpi di fiducia. Il Rosatellum è predisposto in modo da favorire, se non rendere inevitabile, l'accordo di Governo tra Renzi e Berlusconi. Ecco perchè. continua>>
Altro…