IL VALORE NAZIONALE DELLE PROPOSTE UNITARIE DI GUIDO MIGLIOLI
Quando nel 1922 a Soresina si tiene la manifestazione del 1°maggio che il giornale L’Azione, fondato 18 anni prima da Guido Miglioli, definisce " stupenda", mancano sei mesi alla marcia su Roma e al primo Governo Mussolini, fortemente voluto dal Re. In quel giorno sfilano pacificamente in diecimila a Soresina e in ventimila a Crema, mentre a Cremona la manifestazione è rinviata: con il pretesto dell’ordine pubblico forze militari e carabinieri bloccano sin dalla prima mattina gli accessi stradali alla città per impedire la grande affluenza dalle campagne e per permettere a Roberto Farinacci di tenere indisturbato il suo comizio alle squadre fasciste. Malgrado i socialisti abbiano proclamato in quel giorno lo sciopero generale , in diverse parti d’Italia il movimento fascista ha deciso di mostrare i propri "muscoli" convocando, proprio il 1° maggio, grandi adunate a Bologna e Rovigo. La più grande avverrà il 12 maggio a Ferrara, con la presenza di 40.000 militanti fascisti guidati da Italo Balbo e sostenuti e finanziati dalle associazioni agrarie. La grande massa dei lavoratori, operai, contadini e salariati non sta dalla loro parte ed è ancora capace di grande e generosa partecipazione. Malgrado le intimidazioni e le spedizioni punitive delle squadracce fasciste. Avrebbe però bisogno di una guida unitaria, non solo sul piano sindacale ma soprattutto sul piano politico. Non solo sul piano locale, ma anche e soprattutto sul piano nazionale. E’ questa la convinzione di Guido Miglioli e dei suoi collaboratori più stretti sin dal Congresso di Venezia del Partito Popolare dell’ottobre dell’anno precedente. Sul giornale L’Azione sono lucide e chiarissime le prese di posizione di Miglioli e di Giuseppe Cappi. Invitando i socialisti ad abbandonare completamente la tentazione della rappresaglia nei confronti della violenza fascista , Cappi chiarisce su " L’Azione" le ragioni della collaborazione tra popolari e socialisti : " la collaborazione popolare socialista non è una artificiosa collaborazione parlamentare. E’ dalla situazione del paese che parte l’impulso." " Riprendiamo un concetto accennato a Venezia: è indispensabile ristabilire nelle coscienze l’autorità dello Stato e della legge; ma ciò non è possibile senza eliminare il dissidio che oggi esiste di fatto fra lo Stato e le classi più numerose della Nazione, le quali devono invece assumere la responsabilità del potere politico e comprendere come i rigori della legge e i sacrifici economici non costituiscano ingiustizie di una classe a danno di altre, bensì condizioni indispensabili di libertà e di vita" . ( L’Azione, 11 marzo 1922, n.10 ). Quando il 10 marzo a Cremona le organizzazioni provinciali del Partito popolare e del partito socialista sottoscrivono il " Patto d’Intesa" , Miglioli e Cappi sono ben consapevoli che questa collaborazione " può avere una influenza profonda nella vita nazionale, forse risolvere la più grave crisi politica ed economica che ci abbia mai travagliato. " Ci sono momenti nella storia in cui anche le periferie sanno diventare protagoniste . Ebbene quel primo maggio 1922, Soresina diventa il palcoscenico di una proposta di respiro nazionale che assume e va oltre quell’Alleanza del Lavoro che, il 20 febbraio, le organizzazioni sindacali facenti capo ai partiti di sinistra avevano lanciato a livello nazionale. Perché allarga i soggetti delle alleanze fino a comprendere il movimento cattolico. Durante il comizio Guido Miglioli spiega le ragioni dell’Intesa con i socialisti " avversari ieri nemici, domani forse fratelli" e dice " Il momento è assai grave; il Governo è oscillante: la realtà è assai triste e preoccupante. Non possiamo lanciare solo l’evviva al primo maggio. Lo spettro della reazione è là ! E forse di questo momento siamo responsabili noi popolari e socialisti, per non aver compiuto un Governo che faccia da governo e non sia di fazione e di debolezza e che faccia rispettare la legge" ( L’Azione, 6 maggio 1922, n.18 ). Anche il socialista onorevole Garibotti, tra i firmatari del Patto d’Intesa, è presente e prende la parola ricordando il recente assassinio di Attilio Boldori, vice-presidente del Consiglio provinciale, segretario della Federazione cremonese delle Cooperative, massacrato a bastonate da venti fascisti : " In un primo maggio di tre o quattro anni or sono a Castelleone io e Boldori auspicammo accordi con i bianchi per la difesa dei diritti del lavoro. " Quell’augurio è oggi realtà, " purtroppo precipitata da eventi da noi tutti deplorati perché avrebbe dovuto condurre a ciò la persuasione e non la violenza" ( idem). Non mancano nelle parole di Miglioli e di Garibotti , così come negli altri relatori, richiami al quadro internazionale e agli impegni per la pace. Così sono numerosi i riferimenti alla Conferenza internazionale sulla ricostruzione economica, tenutasi a Genova il 10 aprile, con la partecipazione di 29 Stati europei e degli Stati Uniti. " Da Genova parte il monito che bisogna andare al popolo " e che " le forze del popolo responsabili devono assurgere al Governo" questa la fulminante sintesi di Guido Miglioli. Purtroppo non sarà così. Senza un Stato di diritto, consolidato e autorevole, la violenza e l’intimidazione fascista piegherà le istituzioni, pur essendo ancora una minoranza sia sociale che elettorale. Il 26 maggio le squadre fasciste si concentrano a Bologna per imporre la destituzione del prefetto Cesare Mori accusato di non avere i dovuti riguardi nei loro confronti. Giovedì 13 luglio, a Cremona, vengono devastate le sedi socialiste e popolari, colpevoli di aver sottoscritto quel Patto. Le squadre di Roberto Farinacci devastano le abitazioni di Guido Miglioli e Giuseppe Garibotti. E i partiti nazionali ? Si dividono sul Governo Facta; tra il 19 luglio e il 3 agosto lo fanno dimettere e poi se lo riprendono. Proprio il 3 agosto Palazzo Marino a Milano, comune socialista, viene occupato da squadre fasciste. A Genova viene devastata la sede del giornale " Il Lavoro". A Livorno e a Parma ci sono scontri per far dimettere le amministrazioni locali. Il 5 agosto a Milano, a Genova e Parma i poteri sono trasmessi alle autorità militari . Il 13 agosto prende avvio il progetto per la Marcia su Roma, con Mussolini che usa bastone e carota. Il 20 settembre Mussolini annuncia la rinuncia alla pregiudiziale repubblicana, inviando un chiaro messaggio alla Monarchia. Che ricambia di lì a poco rifiutandosi, nell’imminenza della marcia, di adottare il Decreto per la proclamazione dello stato d’assedio predisposto dal Primo Ministro dimissionario Facta. Anzi, assegnando l’incarico di formare il nuovo Governo a Benito Mussolini. Martedì 31 ottobre 1922 è già lui il Primo Ministro. I partiti democratici e progressisti non solo non sono stati capaci di proporre una alternativa di governo, pur avendone i numeri in Parlamento, ma sul governo Mussolini si dividono e addirittura alcuni vi partecipano con l’illusione di condizionarlo. E’ la sconfitta di Miglioli , è la sconfitta delle forze democratiche e della democrazia, è la sconfitta dei grandi attori sociali: movimento operaio e movimento contadino. Era inevitabile ? La complicità della Corona e dei grandi interessi agrari e industriali è stata determinante. Ma forse la forza del progetto fascista è stata sopravvalutata per assolvere o comunque diminuire le responsabilità di quei partiti che o si chiusero nelle loro certezze rivoluzionarie o arrivarono in ritardo, troppo in ritardo, a capire la natura del fascismo.