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Tu sei qui: Home Democratici Nel Mondo ASIA / OCEANIA La Nato a Chicago fissa le tappe del ritiro dall'Afghanistan

La Nato a Chicago fissa le tappe del ritiro dall'Afghanistan

di Marco Pezzoni. I 28 Paesi della Nato riuniti a Chicago hanno ufficialmente concordato e deciso le tappe del ritiro delle truppe ISAF dall'Afghanistan. Al presidente Karzai hanno comunque assicurato assistenza militare ( si parla in modo non ufficiale di permanenza di Basi statunitensi anche dopo il 2015 ) e importanti contributi finanziari fino al 2026 per reggere l'urto del prevedibile ritorno dei talebani. Il vertice dei donatori previsto a luglio a Tokio formalizzerà i diversi contributi, Paese per Paese. L'Italia dovrebbe garantire 120 milioni di dollari all'anno, per i primi 3 anni dopo il ritiro dei nostri 4.000 soldati.
La Nato a Chicago fissa le tappe del ritiro dall'Afghanistan

truppe Isaf in Afghanistan

Il piu' grande vertice della storia della Nato, a Chicago, si e' concluso con un accordo cruciale per il passaggio di consegne alle forze di sicurezza afghane entro la meta' del prossimo anno, in un percorso ''irreversibile'' verso la fine della guerra piu' lunga, sanguinosa e impopolare condotta dall'Alleanza. In cambio della fine dell'intervento militare e del ruolo combattente, gli alleati e i loro partner si impegnano a non abbandonare l'Afghanistan facendosi carico di 4,1 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2015 per pagare e addestrare l'esercito nazionale afghano. ''Ora possiamo davvero finire questa guerra'', ha detto il presidente Usa Barack Obama, salutando l'accordo sulla exit strategy che gli consente di confermare il piano di ritiro delle truppe americane prima delle elezioni di novembre per il secondo mandato. ''Nel momento in cui gli afghani sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilita', non saranno abbandonati'', ha assicurato Obama parlando davanti ai leader della Nato e allo stesso presidente dell'Afghanistan, Hamid Karzai. La dichiarazione finale del summit precisa che entro il 2013 la responsabilita' della sicurezza passera' completamente alle forze afghane consentendo alle 130 mila truppe Isaf (4000 quelle italiane) di ridurre la loro presenza e cambiare il loro ruolo. ''Nel corso del 2013 ci aspettiamo che le forze di sicurezza afghane abbiano il controllo di tutto il territorio: con il passaggio in prima fila delle forze afghane, le nostre faranno un passo indietro, da ruolo combattente a ruolo di sostegno'', ha spiegato il segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen. Restano le incognite sulla reale capacita' delle forze afghane di impedire che il paese ricada nel caos e finisca di nuovo nelle mani dei talebani. ''Siamo consapevoli di questo aspetto, ma credo che saremo in grado di fargli fronte'', ha detto Rasmussen. Secondo media internazionali, Usa e Gran Bretagna manterranno alcune centinaia di uomini sul terreno anche dopo il 2015, con ruoli di intelligence e di antiterrorismo. Ma il compito principale sara' l'addestramento e il sostegno dell'esercito afghano. ''La Nato e' pronta a lanciare una nuova missione di training e di assistenza'', ha annunciato Rasmussen, precisando che ''non sara' una nuova Isaf''. I 28 hanno concordato per alleggerimento del numero degli effettivi di esercito e polizia afghani a 228.500 dopo aver raggiunto il numero massimo di 352.000 entro la fine di quest'anno. La bolletta annua e' stata fissata in 4,1 miliardi di dollari. Kabul si impegna a contribuire con 500 milioni di dollari nel 2015, ma poi l'importo aumentera' progressivamente fino a quando l'Afghanistan non sara' in grado di far fronte da solo ai costi di un esercito nazionale. La dichiarazione precisa: ''non piu' tardi del 2024''. L'impegno finanziario della comunita' internazionale sara' definito dalla conferenza dei donatori a Tokyo, il prossimo luglio, ma a Chicago sono state raccolte molte promesse. ''L'Italia si e' impegnata politicamente per fornire un contributo annuo di 120 milioni di euro l'anno per tre anni per il finanziamento e la sostenibilita' delle forze di sicurezza afghane'', ha annunciato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, assicurando che sara' un impegno ''considerevolmente inferiore rispetto a quello attuale''. Terzi ha confermato che l'Italia lascera' sul terreno un numero ''molto limitato di uomini'' con compiti di ''formazione''.

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