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Birmania: ucciso il difensore della minoranza musulmana

All'areoporto di Rangoon, mentre tornava da una missione, è stato assassinato U Ko Ni, avvocato difensore dei diritti umani e consulente del partito di Aung San Suu Kyi. La sua morte si inserisce in un clima crescente di insofferenza e di vera e propria violenza nei confronti della minoranza musulmana. Con la giustificazione di difendere cultura e valori della maggioranza buddista, l'esercito si è macchiato di gravi atrocità soprattutto verso i Rohingya, una minoranza di fede musulmana: più di mille uccisi negli ultimi 4 mesi e 70 mila fuggiti nel confinante Bangladesh. Enorme la partecipazione il 30 gennaio ai suoi funerali come tributo a un uomo che si è battuto per la convivenza pacifica e la crescita dei diritti di tutti.
Birmania: ucciso il difensore della minoranza musulmana

in corteo per l'avvocato U Ko Ni

In Birmania era una personalità molto rispettata. Il 29 dicembre U Ko Ni, un noto avvocato difensore dei diritti umani, è stato ucciso con un colpo d'arma da fuoco all’aeroporto di Rangoon, mentre tornava da un viaggio in Indonesia insieme a un gruppo di rappresentanti del governo e della società civile che avevano partecipato a un incontro sulla democrazia e sulla risoluzione dei conflitti.

Sessantatré anni, di religione musulmana, Ko Ni era il consigliere giuridico di Aung San Suu Kyi, la premier de facto, e del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia. Era impegnato nel dialogo intercomunitario in un momento delicato per la Birmania, un paese a maggioranza buddista minacciato da fratture religiose.

Dal lancio della transizione democratica, sei anni fa, dopo anni di governo dei militari, l’avvocato era in prima linea contro le divisioni settarie sempre più evidenti. Infatti i sentimenti antimusulmani continuano ad aumentare e alimentano la spirale di violenza nello stato di Rakhine, nell’ovest del paese, dove vive quasi un milione di rohingya, apolidi senza diritti di cittadinanza.

L’assassino di Ko Ni è stato identificato: si tratta di Kyi Lin, 53 anni, un uomo originario di Mandalay, la seconda più grande città del paese, che non ha ancora spiegato il suo gesto. Secondo alcuni testimoni al momento di sparare avrebbe gridato: “Non potete comportarvi così!”.

Un duro colpo
Win Htein, uno dei portavoce della Lega nazionale per la democrazia, ha condannato l’omicidio definendolo un duro colpo al partito : “Sarà molto difficile sostituire Ko Ni. Abbiamo perso un eroe. La situazione è molto grave”, ha aggiunto.

L’ong Amnesty international, che lavorava con Ko Ni – ai cui funerali, il 30 gennaio, hanno partecipato migliaia di persone – ha parlato di un “atto spaventoso” con “tutte le caratteristiche di un omicidio politico”. L’ong ha chiesto alle autorità di aprire un’inchiesta “approfondita, indipendente e imparziale” sulle circostanze della sua morte.

Secondo la BBC, Ko Ni difendeva i diritti dei suoi connazionali musulmani e per questo si è fatto dei nemici. La sua scomparsa riflette una triste realtà: nonostante la vittoria della Lega nazionale per la democrazia nel novembre del 2015, la Birmania è ancora un “un campo minato di paura e la prospettiva di una riconciliazione è più che mai lontana .

(Pubblicato su Le Monde. Traduzione di Francesca Sibani)

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