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Trump: riconosco Gerusalemme capitale di Israele

6 dicembre 2017. L'atteso e temuto annuncio di Donald Trump è arrivato. "E' ora di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele", dice il presidente Usa alla Casa Bianca. "Ho dato istruzioni di spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme". Questo non significa un cambiamento nell'impegno degli Stati Uniti a favore del negoziato di pace, si affretta ad assicurare Trump, ma "è ora di riconoscere un fatto ovvio". Non citando mai l'ONU e le sue risoluzioni sullo statuto speciale che dovrebbe avere Gerusalemme abitata sia da israeliani che da palestinesi, rimuovendo il fatto che Gerusalemme Est è occupata militarmente da Israele dal 1967, Guerra dei Sei giorni, ignorando che la Diplomazia internazionale ha stabilito che le Ambasciate estere si collocassero tutte a Tel Aviv, Donald Trump ha spiegato cosa è per lui l'ovvio: " Quando si incontra il Primo Ministro israeliano lo si fa a Gerusalemme. La sede del Primo Ministro israeliano è a Gerusalemme. Il Parlamento israeliano, la Knesset, è a Gerusalemme". Questa scelta unilaterale, così provocatoria non solo per i palestinesi ma per milioni di musulmani, non nasce tuttavia da un'improvvisazione. Non è solo un colpo di teatro per recuperare negli Stati Uniti consensi nel proprio elettorato, nasce da un calcolo azzardato e pericoloso: imporre con la forza ai palestinesi una drastica riduzione delle proprie rivendicazioni, scommettendo che, dopo le proteste, chineranno la testa. Di seguito il resto del discorso di Trump che rivela la pericolosità delle sue posizioni ma anche la determinazione nel portarle avanti.
Trump: riconosco Gerusalemme capitale di Israele

Trump firma l'atto per Gerusalemme

Nell'esporre infatti la strategia della sua Amministrazione, Donald Trump sfoggia un atteggiamento dinamico e di rottura nei confronti delle timide Amministrazioni precedenti che, secondo lui,  hanno parlato tanto, ma concluso poco o niente. Per questo  serve un nuovo approccio sulla questione israelo-palestinese "Non possiamo risolvere la questione mediorientale con il vecchio approccio, ne serve uno nuovo", dice il presidente americano, difendendo la sua scelta come "un nuovo inizio nel processo di pace israelo-palestinese" e l'inizio di un "nuovo approccio".

Secondo Trump, un passo per la pace

Ricordando che dal 1995 il Congresso aveva deciso di spostare l'ambasciata statunitense a Gerusalemme, Trump si è proposto come il Presidente che finalmente realizza quella promessa: "Per più di 20 anni i presidenti americani hanno rifiutato di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme o riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele". Alcuni non lo hanno fatto per "mancanza di coraggio, altri sulle base dei fatti che avevano di fronte in quel momento". I risultati non sono stati positivi. "Sarebbe una follia pensare che procedere con la stessa formula possa portare ora a risultati diversi o migliori. Per questo ho deciso che è il momento di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele. Mentre i precedenti Presidenti hanno fatto questa promessa in Campagna elettorale e non l'hanno poi rispettata, io la rispetto. E' un passo per la pace". Gerusalemme resti la città santa per le tre religioni. Gerusalemme, dice ancora Trump, deve restare il cuore delle tre religioni ebraica, cristiana e islamica, deve restare aperta a ebrei, cristiani e musulmani. Gli Usa sostengono la soluzione dei due Stati: "Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati", assicura il capo della Casa Bianca. Nell'annunciare il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele "voglio essere chiaro: questa decisione non riflette in nessun caso una presa di distanza dal nostro forte impegno a facilitare un duraturo accordo di pace".

Pence in Medio Oriente

Nei prossimi giorni Il vicepresidente americano, Mike Pence, sarà in Medio Oriente, annuncia Donald Trump, per "riaffermare il nostro impegno a lavorare con i partner del Medio Oriente per sconfiggere il radicalismo che minaccia le speranze e i sogni delle generazioni future". Il viaggio di Pence conferma l'emarginazione del segretario di Stato Usa, Tillerson, dal dossier mediorientale gestito in prima persona dal genero di Trump, Jared Kushner, ebreo conservatore e amico di famiglia del premier israeliano Netanyahu.

Summit di pace straordinario a Riyad nel 2018 ?

Donald Trump annuncia poi che "all'inizio del 2018 ci sarà un summit straordinario in Arabia Saudita" per trovare una via d'uscita basata sul principio "due Stati". Netanyahu esulta: la decisione di Trump è storica "Una pietra miliare", "una decisione storica": così il premier Benyamin Netanyahu ha definito la scelta del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele.

Vastissime le prime reazioni di contrarietà alle posizioni di  Trump

Abu Mazen, presidente dell'ANP, Autorità Nazionale Palestinese, ha subito annunciato di aver fatto saltare l'incontro con Mike Spence. Anzi una dichiarazione ufficiale dell'ANP sostiene che con questa scelta " gli USA non sono più credibili come mediatori di pace" e che la prospettiva dei " Due Stati" viene così affossata dagli Stati Uniti. Hamas ha chiamato a grandi manifestazioni popolari nella Striscia di Gaza. Persino il vecchio re dell'Arabia Saudita, Salman, stretto alleato degli Stati Uniti, ha dovuto dichiarare inacettabile per tutti i musulmani il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e si troverà in difficoltà ad ospitare nella sua capitale Riyad un Vertice di pace . In questo quadro si è mosso con grande tempestività il presidente turco Erdogan che ha convocato a Istanbul l'Organizzazione della Conferenza islamica per promuovere una posizione comune, contrapposta a quella di Trump, invitando a dichiarare Gerusalemme Est capitale dello Stato palestinese. E tempestiva è stata la visita di Putin in Siria, Egitto e Turchia, dove ha stretto ulteriori accordi di collaborazione con Erdogan che, ricordiamolo, è membro della Nato.

Anche in Europa le posizioni espresse sono tutte negative nei confronti di Trump: dall'iniziativa di Macron, che rilancia la prospettiva dei Due Stati con Gerusalemme condivisa sia dagli israeliani che dai palestinesi, posizione cui ha aderito anche il Governo italiano, all' Alto Rappresentante per la politica estera della U.E. Mogherini; dalla Merkel a Teresa May, primo Ministro della Gran Bretagna. Gravi preoccupazioni sono state espresse da papa Francesco e, in modo ufficiale, dal cardinale Parolin, segretario di Stato del Vaticano.                                                      

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