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Dopo Chavez, il chavismo vincerà le elezioni presidenziali del 14 aprile ?

Dall'Almanacco latinoamericano, a cura di Donato Di Santo. In Venezuela, ai funerali di Hugo Chavez, all'enorme partecipazione di popolo si è unita una vasta schiera di delegazioni di tutto il mondo, a significare l'importanza di una figura che, comunque la si voglia giudicare, entra nella storia. Presente anche Jesse Jackson per gli Stati Uniti. Adesso inizia la campagna elettorale per le presidenziali del 14 aprile che vede contrapposti il successore designato di Chavez Nicolas Maduro e lo sfidante Henrique Capriles. In questo articolo si analizzano anche le tre anime dello chavismo e le possibili nuove prospettive del Venezuela.
Dopo Chavez, il chavismo vincerà le elezioni presidenziali del 14 aprile ?

Addio a Hugo Chavez

Lo scorso 8 marzo 55 delegazioni straniere e 32 Capi di Stato e di Governo hanno partecipato, in Venezuela, ai funerali del Presidente Hugo Chavez Frias: una giornata che passerà alla storia del paese, come testimoniato dall’enorme folla che ha voluto salutare per l’ultima volta il leader bolivariano, la cui salma è stata imbalsamata ed esposta nel Museo Storico Militare di Caracas, in attesa di essere deposta per sempre in un mausoleo accanto ai resti del libertador Simon Bolivar.

Presenti tutti i Presidenti latinoamericani (solo Dilma Rousseff e Cristina Kirchner hanno dovuto lasciare Caracas prima dell’inizio della cerimonia), il Presidente dell’Iran, Ahmadinejad, ed il bielorusso Lukacenko.

Per l’UE, delegazioni governative di Portogallo, Francia, Olanda, Finlandia, Danimarca e Grecia, oltre al Principe ereditario di Spagna Felipe di Borbone, mentre l’Italia è stata rappresentata dal nostro Ambasciatore.

Gli USA hanno inviato una delegazione parlamentare, accompagnata dal leader del movimento peri diritti civili, reverendo Jesse Jackson al quale è stata anche concessa la parola, che ha utilizzato per esortare Venezuela

e Stati Uniti alla riconciliazione e al dialogo.

Nel suo intervento conclusivo della cerimonia, durata oltre tre ore, il designato Nicolas Maduro non ha mancato l’occasione per avviare –di fatto- la campagna per le prossime elezioni presidenziali, convocate dal Tribunale elettorale per il prossimo 14 aprile.

Ricorrendo a man bassa alla retorica bolivariana, nella quale il defunto Presidente era maestro indiscusso, Maduro ha cercato di consolidare, innanzitutto davanti al popolo chavista, la propria figura di prescelto, di erede e di candidato.

Nel suo discorso sono emersi gli assi che, probabilmente, costituiranno l’ossatura della sua campagna elettorale: difendere l’indipendenza del paese, conquistata da Chavez e consolidata nel corso di 14 anni; rilanciare il progetto bolivariano del "socialismo del XXI secolo"; conservare al Venezuela il ruolo pesante, nella geopolitica regionale ed emisferica, che Chavez ha conquistato; consolidare un modello di sviluppo basato sulla "giustizia e l’inclusione sociale, e la sostenibilità ambientale".

In serata, dopo la cerimonia della nomina del "reggente", officiata da Deosdato Cabello, che ha affidato al Vice Presidente e candidato PSUV il governo del paese, Nicolàs Maduro si è presentato alla Asamblea Nacionàl con un discorso che, sostanzialmente, ha ricalcato i toni di quello pronunciato la mattina durante i funerali.

Nello suo intervento, Maduro ha indicato in Jorge Arreaza, ex Ministro di Scienza e Tecnologia ma -soprattutto- genero di Chavez, il candidato a vice Presidente.

L’OPPOSIZIONE CONTESTA LE MODALITA’ DELLA SUCCESSIONE

Il leader della MUD, l’alleanza dei partiti di opposizione, Henrique Capriles (che non ha partecipato ai funerali perché non invitato), ha duramente criticato la decisione di nominare Presidente reggente Nicolàs Maduro, definendola "in aperta violazione dell’articolo 233 della Costituzione che prevede, in caso di prematura scomparsa del Presidente, che la reggenza venga affidata al Presidente della Asamblea Nacionàl (in questo caso, a Deosdado Cabello, ndr), e non al Vice Presidente della Repubblica" che si appresta a candidarsi per le elezioni presidenziali.

Capriles ha usato parole durissime e, rivolgendosi direttamente a Maduro ha affermato "il popolo non ti ha eletto Presidente!". Cabello ha definito le dichiarazioni di Capriles "una dichiarazione di guerra".

La sentenza "ad personam" del Tribunale Supremo di Giustizia ha consentito a Cabello, di trasferire direttamente a Maduro, Vice Presidente, la carica di reggente (analogamente, del resto, a quanto deciso dal medesimo TSJ lo scorso 9 gennaio, quando aveva autorizzato la nomina di Maduro a Vice Presidente in assenza del giuramento costituzionale da parte Chavez, ed in assenza dello stesso Chavez, ricoverato a L’Avana).

Dopo un periodo di relativa distensione con il Vice Presidente Maduro, caratterizzata dalla decisione di accettare (sulla scia della prudente posizione statunitense), la sentenza del Tribunale Supremo di Giustizia che assegnava la Vice Presidenza a Maduro), l’opposizione politica è tornata all’attacco, non partecipando alla seduta della Asamblea Nacionàl che ha insediato Maduro. Va comunque segnalato una spaccatura all’interno della MUD, con la scelta del partito Copei di non seguire la scelta di Capriles, e di partecipare ai lavori della Asamblea Nacional.

 

LE TRE ANIME DEL CHAVISMO

La nomina di Nicolas Maduro a Presidente reggente, per quanto ritenuta incostituzionale, esegue le volontà del defunto Presidente.

Infatti, alla vigilia del suo ultimo intervento chirurgico - in occasione della designazione di Nicolás Maduro a suo Vice- Chávez aveva voluto accanto a sé anche l’esponente dell’altra anima del chavismo, Diosdado Cabello. Dopo un periodo di difficile equilibrio tra i due, sembra essere progressivamente emerso –negli ultimi due mesi- un primato di Maduro, forte anche dalle strette relazioni con le Autorità cubane. Il Presidente reggente appare,comunque, ben conscio della forza del Presidente della Asamblea Nacional, soprattutto in alcuni settori dell’economia (controllo di PDVSA), e nelle Forze armate (dalle cui fila proviene), oltre che nel PSUV, al cui interno è presente una milizia armata, di decine di migliaia di persone, che risponde direttamente a Cabello.

I lunghi mesi della forzata assenza fisica di Chávez, hanno permesso un lento consolidarsi della visibilità mediatica del Vice Presidente, ora Presidente reggente. Negli ultimi mesi Maduro aveva sostituito il Presidente in molte riunioni internazionali (Vertice UE-CELAC di Santiago, riunione dell’ALBA, vertice della CELAC, riunione di PetroCaribe), aveva guidato parate militari e manifestazioni istituzionali e, soprattutto, aveva inaugurato opere sociali e gestito lunghissime trasmissioni televisive a reti unificate anche se, è fuor di dubbio, senza l’enorme carisma e la straordinaria capacità mediatica che tutti riconoscevano a Chavez.

Nei giorni scorsi moltissimi sono stati gli spot televisivi, con protagonista un Maduro molto più giovane, impegnato in svariate attività della"rivoluzione bolivariana", corredati da slogan del tipo "con Chávez tutto, senza Maduro e il popolo nulla!", sbilenca parafrasi del castrista "Con la revolución todo, fuera de la revolución nada!".

Altra personalità interessante del chavismo, emersa in questi mesi e non destinata ad un ruolo meramente gregario, è quella del neo Ministro degli Esteri, Elías Jaua, che rappresenta a sua volta un’altra anima del chavismo: quella più giovane, svincolata dal settore militarista di Cabello, ma anche meno legata all’osservanza cubana che caratterizza Maduro.

Dopo i segnali di "continuità", dati da Maduro nei primi giorni di uscita di scena di Chávez, soprattutto rispetto all’ALBA e al sistema di PetroCaribe (con le due riunioni cui si faceva riferimento sopra), nel corso di un recente intervento pubblico -precedente la morte di Cahvez- Jaua ha delineato alcune novità nelle relazioni internazionali del Venezuela: rilanciando la prospettiva di integrazione latinoamericana non solo attraverso la creatura chavista dell’ALBA, ma anche attraverso l’UNASUR, e la più giovane CELAC, ribadendo la "volontà" di riavvicinare Caracas a Washington (non era ancora stata decretata l’espulsione dell’addetto militare dell’Ambasciata USA); assegnando un mandato ufficiale per i rapporti con gli USA all’Ambasciatore venezuelano all’OSA, Roy Chaderton, rispondendo in questo modo alle "aperture" giunte dal Dipartimento di Stato che, nei mesi scorsi attraverso il Segretario di Stato aggiunto per l’emisfero occidentale, Roberta Jacobson, aveva indicato una possibile agenda comune per riaprire il dialogo e i rapporti, incentrata sui temi della sicurezza internazionale, della lotta al narcotraffico e sui più stringenti dossier energetici.

Si apre ora una breve, ma tesa, campagna elettorale in cui Maduro giocherà il ruolo di Presidente reggente sommato a quello di candidato. Nell’opposizione, anche dopo la decisione di designare Henrique Capriles a candidato unitario, rimangono vivi alcuni dissidi interni, emersi dopo la sconfitta dello scorso ottobre, che ora tornano a generare divergenze e conflitti.

vedi anche www.donatodisanto.com

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