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Tsipras alla U.E.: l'immigrazione è un problema di tutti. La Grecia non diventerà il Libano d'Europa.

25 febbraio 2015. Il premier greco Alexis Tsipras, in un durissimo intervento al Parlamento ellenico, ha posto sotto accusa l'Austria e i Paesi dell'area balcanica che la stanno rincorrendo nella politica della creazione di muri e barriere contro gli immigrati e i profughi che fuggono dalla Siria, dall'Iraq e da gravi situazioni di conflitto. Il problema dell'accoglienza, ha sostenuto Tsipras, è un problema che devono condividere tutti Paesi che fanno parte dell'Unione europea e va affrontato con senso di responsabilità e solidarietà dalle Istituzioni europee, altrimenti si mette in crisi dalle fondamenta lo stesso processo di unificazione europeo. La Grecia, che ha il maggior sviluppo di coste nel Mediterraneo orientale, ha già visto sbarcare oltre 100.000 disperati dall'inizio dell'anno e, con l'arrivo della primavera, se ne prevedono almeno altrettanti.
Tsipras alla U.E.: l'immigrazione è un problema di tutti. La Grecia non diventerà il Libano d'Europa.

Alexis Tsipras

La Grecia ha richiamato il suo ambasciatore a Vienna, tra crescenti tensioni e polemiche tra i due paesi, a proposito del pugno duro manifestato dall’Austria sulla gestione della crisi dei migranti. Atene è furiosa per la sua mancata partecipazione al vertice dei paesi balcanici in Austria mercoledì 24 febbraio, ed ha deplorato una diplomazia austriaca che “affonda le sue radici nel Diciannovesimo secolo”.

Al vertice dei paesi balcanici, si è convenuto di limitare fortemente ai migranti la via verso l’Europa del nord, chiudendo le frontiere e imponendo quote di migranti che possono attraversare i loro confini per dirigersi verso il nord. L’effetto, perverso, è di rinchiudere migliaia di migranti e di profughi in Grecia. Il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, ha diffuso una nota durissima, in cui afferma che Atene ha richiamato l’ambasciatore a Vienna “per preservare le relazioni amichevoli tra gli stati e i popoli di Grecia e Austria”. Poi però aggiunge: “gli enormi problemi dell’Unione europea non si possono gestire con idee, mentalità e iniziative sovraistituzionali che affondano le loro radici nel Diciannovesimo secolo. Questi atti minano le fondamenta e il processo dell’unificazione europea”. La mossa riflette la rabbia montante in Grecia su ciò che si percepisce come una critica ingiusta del suo ruolo di punta avanzata nella gestione della crisi migratoria. La Grecia ha il confine marino più esteso d’Europa ed è vicinissima alla Turchia: per queste ragioni Atene rifiuta ogni accusa per il fatto di essere la porta d’ingresso principale per l’Europa per coloro che fuggono dalla guerra in Medio Oriente.

In questo momento, vi sono in Grecia più di ventimila profughi provenienti da Afghanistan e Siria ammassati lungo il confine macedone, proprio perché la Macedonia lo ha chiuso. Il premier greco Alexis Tsipras ha minacciato la UE di porre il veto su ogni eventuale accordo, se la Commissione non agisce per dare soluzione alla drammatica situazione greca. Al Parlamento greco, Tsipras ha detto: “non accetteremo di trasformare il nostro paese in un deposito di anime” ed ha stigmatizzato il comportamento dell’Austria come “inaccettabile”.

Prima di un vertice cruciale a Bruxelles dei ministri europei, giovedì il ministro greco delle migrazioni, Yannis Mouzalas, ha detto che la Grecia non avrebbe permesso che il resto d’Europa la considerasse come una sorta di “Libano europeo”, forzandola ad ospitare milioni di migranti e rifugiati. Mouzalas ha poi denunciato “il largo numero di coloro che tenteranno di discutere in che modo dare soluzione a una crisi umanitaria in Grecia che loro stessi hanno creato. La Grecia non accetterà azioni unilaterali. La Grecia può solo respingere azioni unilaterali”.

La crisi umanitaria di cui parlano i greci è tutta nei numeri: almeno 102.500 persone sono giunte sulle isole greche di Samo, Kos e Lesbo quest’anno, mentre, per fare un raffronto, sono 7.500 quelle che invece hanno raggiunto le coste italiane. Nelle prime sei settimane del 2016, 411 di loro hanno perso la vita nell’attraversamento del Mediterraneo. E ancora per fare un raffronto interessante, lo scorso anno la cifra dei 100.000 rifugiati in Grecia fu raggiunta solo nel mese di giugno. Perciò, con l’arrivo della primavera e col miglioramento del clima, i greci temono, molto realisticamente, che i numeri del 2016 testimonieranno davvero la catastrofe umanitaria della migrazione di massa dal Medio Oriente, che l’Europa non vede e non risolve.

Articolo pubblicato da Jobsnews

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